La chiusura delle prime 30 fontanelle a causa dell’emergenza siccità, ha indotto la Croce Rossa Italiana a lanciare un appello alla sindaca Raggi “affinché vengano riconsiderate altre forme di intervento”. La chiusura dei nasoni rappresenta infatti, “un rischio per le persone senza fissa dimora, soprattutto perché siamo in una stagione calda, quando c’è bisogno di bere molto, e le fontanelle sono spesso una preziosa fonte per dissetarsi oltre che per lavarsi”.
La stessa Croce rossa fa poi sapere che “intanto sarà aumentata nelle uscite serali e notturne la fornitura di acqua per chi vive per strada. Ma non può essere questa una soluzione”. L’auspicio, quindi, è che la sindaca voglia ascoltare l’appello della Cri e di altre associazioni che già si sono espresse contro la decisione della giunta.
Contro la decisione del Campidoglio di chiudere 30 nasoni al giorno durante il mese di luglio per arginare l’emergenza siccità, si sono mobilitati anche Piergiorgio Benvenuti, presidente nazionale dell’Associazione ambientalista Ecoitaliasolidale, e Giuliana Salce, ex campionessa del mondo di marcia. “La chiusura delle tradizionali fontanelle, che dal 1872 l’allora primo cittadino della Capitale, Luigi Pianciani, volle nelle strade cittadine per dare l’acqua a tutti, incrementa l’inquinamento e ostacola la pratica sportiva”, hanno spiegato in una nota congiunta.
“Oltre al danno d’immagine – spiega ancora il presidente dell’associazione – i 2.172 nasoni sono famosi nel mondo, hanno una funzione di pulizia delle fognature e 350 di loro destinano l’acqua per innaffiamento. Il problema più serio riguarda invece la dispersione, con picchi che toccano il 45 per cento a Roma, mentre le fontanelle diffondono appena l’1,1 per cento dell’acqua messa in rete dall’Acea”.