Per trasporti e infrastrutture in Italia negli ultimi anni è stato fatto un lavoro coerente, serio e partecipativo. A sottolinearlo è stato il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio, intervenendo all’apertura della conferenza del Mit “Connettere l’Italia. Strategie e risultati di una nuova stagione della mobilità”, che si è tenuta la scorsa settimana a Roma presso l’Università La Sapienza. “Dalla stagione delle Grandi opere tout court alla stagione delle opere utili, grandi o piccole, per connettere l’Italia e far emergere il ruolo centrale per gli scambi da e per l’Europa è stata messa al centro la pianificazione, la valutazione delle opere, la progettazione di qualità, e il coinvolgimento dei territori e dei cluster delle infrastrutture e dei servizi di mobilità. Il percorso di avvicinamento al G7 sui Trasporti ci ha suggerito uno sguardo più largo perché le infrastrutture sono un tema connesso al protagonismo e allo sviluppo della società – ha detto Delrio dando il via libera al testo sul Dibattito pubblico per la grandi opere –” Sì a opere utili, condivise dai territori – ha detto”. Un piano per il miglioramento del sistema infrastrutturale nazionale e dei suoi collegamenti con l’Europa e con il Mediterraneo. “Nei provvedimenti del governo c’è un filo rosso che lega tutti gli interventi. Io sono per la cooperazione per andare avanti insieme – ha sottolineato ancora Delrio. “Solo in questo modo il Paese impara a ragionare come sistema senza che si crei competizione anche fra aree contigue. Le strategie adottate nei diversi settori che interessano l’obiettivo finale di connettere l’Italia sono finalizzate a portare il nostro Paese ai livelli europei. Perché l’Italia non deve imitare le altre realtà ma cercare soluzioni particolari che riflettono le sue peculiarità. Allo stesso tempo però deve adeguarsi alla modernità, senza rimanere legati a vecchi schemi”.
“Le politiche marittime sono strategiche perché l’Italia può diventare per l’Europa una piattaforma logistica. Per attirare l’interesse dei grandi investitori istituzionali, tuttavia, è necessario risolvere i limiti dei valichi alpini e dei corridoi europei che non sono una condanna ma fondamentali per il destino economico e sociale del Paese”. La nuova stagione per la mobilità italiana può declinarsi in diverse strategie. La prima riguarda la realizzazione di opere infrastrutturali smart, condivise dai cittadini. “Il Paese ha commesso errori – ha detto Delrio – perché abbiamo finanziato opere non prioritarie. Ma in un Paese che ha scarsità di risorse, la selezione delle opere è fondamentale”.
Ad oggi sono stati stanziati oltre 110 miliardi per infrastrutture considerate principali. L’85% di questi (circa 93,5 miliardi) è già stato finanziato. E’ stato investito sulla logistica, un settore che vale oltre 100 miliardi di fatturato. Sul fronte dell’integrazione modale e intermodalità, per il ministro occorre avere una visione di rete del sistema infrastrutturale. Ma è necessario puntare anche sulla valorizzazione dl patrimonio esistente. Tra le parole chiavi per connettere l’Italia, lo sviluppo della mobilità urbana sostenibile e della ciclabilità urbana.
“Va bene l’alta velocità, ma si deve pensare anche ad una mobilità dolce con lo sviluppo delle ciclovie, delle ferrovie turistiche e dei cammini nazionali – ha ribadito il titolare del Mit -. Per il potenziamento e lo sviluppo delle ciclovie in Italia, il governo ha previsto fino al 2024 oltre 300 milioni di euro di investimenti, che diventano 700 milioni con i cofinanziamenti. Mentre è in preparazione il piano nazionale strategico della mobilità sostenibile che tra le altre cose prevede il rinnovo di tutto il parco autobus italiano al fine di rilanciare il trasporto pubblico locale, Tpl, dove l’offerta è molto più bassa della domanda”.
Le infrastrutture, insomma, hanno bisogno di pianificazione, che deve essere svolta secondo un metodo trasparente e pubblico che passa attraverso il nuovo codice appalti. Le inefficienze logistiche costano all’Italia dai 24 ai 34 miliardi, l’efficienza logistica del settore, per contro, farebbe recuperare tra i 7 e i 10 miliardi all’anno.