Risorge lo spettro della censura? Il timore è fondato, dato che dilaga il virus del politically correct, e che persino le istituzioni subiscono il fascino autoritario dell’uso della legge per proteggere la propria immagine dalle presunte fake news e/o dalle critiche diffamatorie. L’ultima notizia in tal senso sorprende e sgomenta un po’. Il Comune di Napoli interverrà, d’ora in poi, per querelare chi parli male della città e/o dei suoi abitanti. Non è una boutade. Infatti, chi esprimerà un giudizio che leda, diffami, derida, il capoluogo partenopeo rischierà di essere segnalato allo sportello online ‘Difendi la città’. La motivazione di questa inedita e ineffabile iniziativa si legge sul sito del Comune: “Da tempo, ma sempre più spesso, si assiste a una narrazione distorta e a volte diffamatoria della città, rendendola oggetto di pregiudizi, stereotipi e dannose generalizzazioni”. Di qui l’idea dello sportello: “Per raccogliere le segnalazioni dei cittadini napoletani relative alle offese contro Napoli, chiedendo attraverso gli uffici interessati precisazioni e apposita rettifica, ma eventualmente avviando, previa attenta valutazione dell’Avvocatura, iniziative legali per tutelare la reputazione di Napoli e del popolo partenopeo. La nostra non è affatto un’insofferenza alle critiche delle quali abbiamo bisogno. Vogliamo solo difendere la città quando chiunque faccia una ricostruzione contraria al vero”, commenta De Magistris. Peccato che sia difficile stabilire cosa sia conforme o contrario al vero, come distinguere una critica azzeccata da una maldicenza diffamatoria e quale “tribunale super partes” sia legittimato a emanare tali sentenze. Stiamo forse assistendo, nostro malgrado, alla metamorfosi talebana del Sindaco Luigi De Magistris e della sua Amministrazione in una sorta di anacronistico tribunale neo inquisitorio?