Domenica prossima sarà trascorso esattamente un mese dagli attacchi terroristici al cuore di Parigi dello scorso venerdì 13 novembre. Al di là dell’elevato numero di vittime innocenti, l’offensiva dell’Isis, oltre a sconvolgere e a colpire al cuore la Francia, a ben vedere ha avuto l’effetto di cambiare di fatto le nostre vite. Chiunque di noi giri per le città in questi giorni di Avvento, col Natale che s’avvicina e con esso l’incombenza di completare le compere per le festività, non può fare almeno di accorgersi di come il nostro quotidiano sia fatto da militare in tuta mimetica, giubbotto antiproiettile e mitra d’assalto nelle stazioni ferroviarie, alle fermate della metropolitana, davanti ai siti religiosi o storico-culturali. Viviamo blindati e, anche nelle serate del fine settimana, notiamo come i ristoranti e i locali siano un po’ più vuoti.
E’ il terrorismo, è la paura che s’insinua nella nostra vita quotidiana, magari anche inconsapevolmente.
Come rispondere a questa barbarie? Mentre i governi s’interrogano sull’opportunità e sulle modalità di interventi militari in Siria, le comunità cittadine possono, anzi debbono, nel loro piccolo fare qualcosa. E gli Stati hanno l’obbligo di abbattere barriere e distanze, per cercare di ricordare a tutti noi di essere parte di una medesima comunità.
Circa un anno prima del Trattato di Roma del 1957 che diede vita all’Europa unita come oggi la conosciamo, due grandi e storiche capitali decisero di unirsi in gemellaggio. Era il 9 aprile del 1956 quando Roma e Parigi, che pochi anni prima erano uscite da un conflitto mondiale che le aveva viste nemiche, portatrici di valori diametralmente opposti, decisero di stringersi in gemellaggio fraterno. Roma, ancora oggi, è “sorella” di una sola città, Lutetia Parisiorum, antico insediamento romano così chiamato per la presenza dei Galli Parisi. Un gemellaggio esclusivo perché “solo Roma è degna di Parigi e solo Parigi è degna di Roma”.
Entrambe le città portano ancora oggi i segni di quel gemellaggio, tanto nella toponomastica quanto nei monumenti celebrativi introdotti in occasione del terzo anniversario, nel 1959. Riprendere il senso e il valore di quel gemellaggio vuol dire in questo particolare e drammatico contesto internazionale, riscoprire le ragioni stesse di un’Europa unita che come italiani e come francesi abbiamo fortemente voluto e in cui abbiamo creduto; vuol dire rilanciare quel progetto unitario correggendone le storture degli ultimi anni per un orientamento più solidaristico che prenda le mosse proprio dalla solidarietà tra Roma e Parigi; vuol dire soprattutto trovare le radici storiche e culturali comuni del Vecchio Continente e dell’Occidente in generale. Del resto, sarebbe oltremodo lungo ripercorrere in questa sede quanto Roma abbia contribuito a unire l’Europa nella lingua, nelle arti, nel diritto, nella letteratura ben oltre la caduta dell’Impero d’Occidente e quanto l’Europa moderna sia nata con l’Impero Carolingio che di fatto fuse in un unico stato parte del’Italia, Francia e Germania.
Per tutte queste ragioni, oggi più che mai si sente la necessità di dare nuovo vigore alla nostra amicizia con Parigi, anche perché il prossimo anno andrà il sessantesimo anniversario del gemellaggio e nel 2017 il sessantesimo del Trattato di Roma. Per questo, per dare un impulso concreto, il direttore de “Il Giornale dei Comuni”, Lucio D’Ubaldo, ha scritto alcuni giorni fa una lettera al commissario di Roma Capitale, il prefetto Fancesco Paolo Tronca, per manifestare la disponibilità a collaborare in qualsiasi forma con l’amministrazione capitolina per valorizzare il gemellaggio con Parigi, nella consapevolezza del ruolo che le città possono svolgere per essere portatrici di messaggi di libertà e di pace, come sottolineava Giorgio La Pira.
Sarebbe del resto auspicabile che – con il Giubileo della Misericordia che domani comincerà con l’apertura della Porta Santa di San Pietro e con l’imminenza dell’apertura di quella di San Giovanni in Laterano prevista proprio domenica 13 – il Comune di Roma assuma l’onere di promuovere una iniziativa insieme con Parigi. Un piccolo gesto tanto per rinnovare la reciproca volontà delle due capitali di collaborare per quelle finalità che le indussero a stringere gemellaggio, quanto per ravvivare la loro funzione morale e civile riconosciuta a livello internazionale e oggi ancor di più capace di manifestarsi a livello mondiale con un contributo originale e specifico.