Mentre il regime nordcoreano di Kim Jong–un prosegue lo sviluppo del proprio programma nucleare e missilistico, le navi americane del Carl Vinson Carrier Strike Group si spostano verso la penisola coreana. Già da qualche tempo, infatti, i ripetuti lanci di missili hanno destato la preoccupazione non solo dei vicini giapponesi e sudcoreani, ma anche degli Stati Uniti per i quali oggi l’intervento militare è un’opzione sul tavolo. Il gruppo navale avrebbe dovuto dirigersi verso l’Australia, ma fondati timori legati all’imprevedibilità di Pyongyang, con l’ipotesi di un altro test atomico hanno favorito il cambio di rotta.
Due mesi fa Pyongyang ha testato un nuovo missile balistico a medio raggio, decretando una netta evoluzione qualitativa, oltre che quantitativa, del proprio arsenale. Un esperimento ripetuto più volte, l’ultima delle quali una decina di giorni fa finendo sempre in acque nipponiche. Ed è storia di questi giorni di come la crisi nord coreana si muova di pari passo a quella siriana dopo che alti rappresentanti nordcoreani, a seguito dell’attacco missilistico Usa in Siria, hanno condannato l’azione etichettandola come “assolutamente inaccettabile”. In una nota diffusa dal ministero degli Esteri nord coreano la mossa viene definita una vera e propria invasione. Dinamiche che nello scacchiere internazionale s’intrecciano inevitabilmente.
Nei giorni scorsi il presidente Trump ha incontrato il leader cinese Xi Jinping e il segretario al Tesoro, Steven Mnuchin, annunciando che gli Usa vareranno a breve nuove sanzioni contro la Siria. Nello scenario mondiale la tensione tra Casa Bianca e Cremino è altissima, tanto che, intervenendo al Consiglio di sicurezza, l’ambasciatrice Usa Nikki Haley ha detto: “Siamo pronti a fare di più se si renderà necessario”, mentre il segretario di Stato americano Rex Tillerson ha sottolineato che la situazione ha toccato “un livello di minaccia tale da richiedere un’azione”.
Su questo sfondo a dir poco preoccupante, dal Ministero della Difesa di Mosca è stata annunciata la chiusura della linea diretta con gli Stati Uniti per prevenire la possibilità di incidenti tra aerei russi e americani sopra la Siria. Sono tanti gli analisti internazionali che ritengono che l’attacco degli Stati Uniti in Siria rappresenti un monito per la Corea del Nord, insomma la dimostrazione che l’America di Trump da ora in avanti è pronta ad utilizzare la forza in caso di necessità.