Il Comitato investigativo russo ha aperto due indagini criminali sull’esplosione avvenuta ieri nella metro di San Pietroburgo, causando la morte di quattordici persone ed il ferimento di altre 50. La deflagrazione è avvenuta all’interno di un vagone della linea blu. La metro di San Pietroburgo conta 2.10 milioni di passeggeri al giorno e 765.1 milioni all’anno, che la rende la 18esima metropolitana più frequentata del mondo. Al momento dello scoppio il treno si trovava tra le fermate Sennaya Ploshchad e Teknologicheskiy Insitut. Subito dopo l’esplosione il conducente del convoglio è riuscito a proseguire il tragitto fino alla stazione successiva, consentendo così l’immediato arrivo dei soccorsi.
Secondo quanto riferito dall’agenzia Interfax, l’autore di quello che le autorità russe definiscono un vero e proprio attentato, portava l’ordigno all’interno di uno zaino. Le autorità russe sospettano stretti legami con l’islam radicale. Lo scoppio è avvenuto in coincidenza con la presenza a San Pietroburgo del presidente Putin, giunto in città per partecipare a un forum sui nuovi sistemi di comunicazione. Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha detto che Putin è stato immediatamente informato dell’accaduto.
Le prime immagini arrivate dal luogo dell’attentato hanno mostrato un vagone sventrato avvolto da una cortina di fumo nero, urla di disperazione, corpi stesi sulle banchine, passeggeri in fuga verso le uscite. Le telecamere di sorveglianza della metropolitana di San Pietroburgo hanno registrato le immagini di quello che si ritiene essere l’organizzatore dell’esplosione ed è caccia serrata al criminale. Quarantacinque persone sono state ricoverate in ospedale, tra queste 13 sono in gravi condizioni. A partire da oggi a San Pietroburgo sono stati dichiarati tre giorni di lutto cittadino.