Il gasdotto prevale sugli ulivi. Per effetto della sentenza del Consiglio di Stato, che ha respinto i ricorsi pendenti, in Puglia le ragioni dell’ambiente dovranno piegarsi a quelle dello sviluppo, in questo caso non ecosostenibile. Infatti, il contestato gasdotto Tap (Trans Adriatic Pipeline, parte terminale del corridoio lungo 3500 chilmetri che dall’Azerbaijan porta il gas in Italia) può approdare in Salento, a Melendugno in provincia di Lecce, facendo sloggiare dal sito individuato oltre 200 magnifici alberi d’ulivo che dovrebbero essere dislocati a 8 chilometri di distanza. Questa decisione cozza contro la resistenza dei Sindaci della zona, che subiscono, senza arrendersi, una sconfitta. Sconfitto è, apparentemente, anche il governatore Michele Emiliano che aveva fatto della difesa del litorale di San Foca una battaglia di principio sin dal 2015. “Sarebbe stato opportuno spostare il gasdotto – ha commentato senza nascondere l’amarezza – da un posto come Melendugno, dalla bellezza commovente, a Brindisi, destinazione a vocazione industriale, o in altri posti meno turistici. Fare per forza delle cose e imporle alla popolazione – ha proseguito – è la maniera più sbagliata di fare politica e quella migliore per favorire chi cerca pretesti per fare disordini. Non vorrei che l’intera stagione turistica possa essere rovinata dall’incapacità del Governo di comprendere le ragioni dei Sindaci dell’area: il Comune di Squinzano ha già dato la disponibilità a ospitare l’approdo del Tap”, ha concluso. Intanto, i movimenti No-Tap non si danno per vinti. Lo scorso 20 marzo sono riusciti a bloccare i lavori di spostamento degli alberi. Decisione assunta dallo stesso prefetto di Lecce, Claudio Palomba, che sospendeva le operazioni di scavo chiedendo lumi sull’iter autorizzativo al Ministero dell’ambiente. Ma ora è sopraggiunta la pronuncia del Consiglio di Stato. E vedremo cosa accadrà…