E’ venuto alla luce il “Primo Rapporto sullo Stato del Capitale Naturale in Italia”. Lo hanno ricevuto il Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, e il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, dal ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti. Previsto per la prima volta dal Collegato Ambientale, il documento ”è frutto di un lungo lavoro del Comitato per il Capitale Naturale, composto da istituzioni ed esperti del mondo della ricerca, con l’obiettivo di affrontare il tema del legame tra lo stato dell’ecosistema, il benessere sociale e le prospettive economiche”.
“Saper misurare il nostro Capitale Naturale – ha commentato Galletti – può essere un passo davvero decisivo per avviare l’Italia allo sviluppo duraturo. Ringrazio il Comitato per questo lavoro, che rappresenta un preziosissimo alleato per politiche pubbliche coerenti con l’orizzonte di uno sviluppo sostenibile, che sappiano cioè agganciare la crescita economica puntando sulla qualità ambientale”. Il Rapporto raccoglie e mette a sistema le informazioni a oggi rilevabili sullo stato di conservazione delle componenti del capitale naturale, acqua, suolo, aria, biodiversità ed ecosistemi. Avvia inoltre un modello di valutazione del Capitale Naturale e insieme apre a un’analisi degli effetti delle politiche pubbliche. Il documento mostra con chiarezza che l’Italia possiede un Capitale Naturale di notevole qualità e quantità, un patrimonio il cui valore non è stato ancora interamente rilevato nei sistemi contabili e statistici. Allo stesso tempo viene evidenziato il quadro complessivo di punti di forza e complessità dell’ambiente italiano. Sono molteplici, spiega il Rapporto, i fattori di pressione antropica che incidono sul valore del Capitale Naturale nelle cinque Ecoregioni individuate: tra le minacce sono citate l’inquinamento atmosferico; gli effetti dei mutamenti climatici; l’accumulo di rifiuti non biodegradabili; il consumo di suolo; l’abusivismo edilizio; gli incendi boschivi; la perdita di biodiversità marina; l’introduzione di specie aliene invasive; lo sfruttamento non sostenibili di minerali e acqua; i cambiamenti di destinazione d’uso del territorio; la copertura artificiale del suolo con distruzione del paesaggio. Il Comitato individua infine una serie di raccomandazioni, con obiettivi da perseguire nel breve e medio periodo: adottare un piano d’azione per il Capitale Naturale; sottoporre preventivamente il DEF (Documento di Economia e Finanza) e le misure da inserire nel PNR (Piano Nazionale di Riforma) a una valutazione di coerenza rispetto agli obiettivi dell’Agenda 2030 e della Strategia di Sviluppo sostenibile; integrare la valutazione del Capitale Naturale nella pianificazione territoriale anche con lo strumento delle procedure di valutazione di piani, programmi e progetti; implementare le disposizioni riguardanti i criteri degli appalti di fornitura per il Green Public Procurement; rafforzare il sistema delle aree protette a terra e mare.