Il sindaco di Asotthalom (di estrema destra ça va sans dire), piccola cittadina ungherese a pochi km dal confine con la Serbia, ha annunciato che il consiglio municipale ha deciso di vietare la costruzione di una moschea e l’attività dei muezzin, come pure l’uso di veli e indumenti islamici quali burqa, chador e burkini. Laszlo Toroczkai, questo il nome del primo cittadino citato dai media serbi, ha precisato che la decisione è stata presa per proteggere “la comunità e le tradizioni” della cittadina dalle delibere della Ue sulla distribuzione dei profughi e richiedenti asilo nei vari Paesi membri.
Laszlo Toroczkai era balzato agli onori della cronaca qualche mese fa per aver addirittura girato un “film d’azione” anti-immigrati per convincere i rifugiati a prendere strade alternative verso l’Europa. Una musica da action movie in crescendo, SUV e cavalli della Polizia, le immagini satellitari di Google Maps e, ovviamente, una panoramica della nuova barriera al confine con la Serbia.
Asotthalom era stato uno dei centri in prima linea durante il massiccio flusso di migranti e profughi lo scorso anno lungo la rotta balcanica, dalla Serbia verso l’Ungheria e i Paesi dell’Europa occidentale. Il sindaco Toroczkai da parte sua era stato tra i primi a proporre la costruzione di una barriera ‘difensiva’ per arginare il flusso migratorio, cosa questa poi decisa e realizzata dal premier Viktor Orban lungo tutti i 175 km della frontiera con la Serbia.
A giudicare dalla quantità di improbabili personaggi politici che la crisi dei rifugiati ha prodotto in quest’ultimo periodo, si può solo tremare all’idea che si aggravi; si deve tremare per le vite di quella massa di disperati che rischiano la loro vita per raggiungere l’Europa e si dovrebbe tremare anche per le nostre, di vite, se i nuovi moralizzatori populisti dovessero continuare a guadagnare terreno.