Una larga porzione del territorio italiano, circa il 9% del totale, rientra nella zona sismica 1 (la più pericolosa). Il dato lo comunica l’Istat in occasione dell’audizione sulla manovra davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato. Tale quota risulta assai più elevata in alcune Regioni: circa il 50% in Calabria, il 33% in Abruzzo e tra il 20 e il 30% in Basilicata, Campania, Molise e Umbria. Le Regioni che hanno porzioni di territorio nella zona a maggior rischio “sono 11”: Friuli Venezia Giulia, Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania. Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia. Complessivamente il numero di abitazioni residenziali a maggiore rischio sismico sono poco meno di 1,9 milioni di unità abitative, oltre la metà delle quali (il 52,5%) costruite prima dell’entrata in vigore della normativa antisismica, ovvero prima del 1971. Oltre il 42% delle abitazioni costruite prima di quella data è situata in Calabria, circa il 13% in Campania.