Un milione di piccole trote sono finite, attraverso le crepe, nelle viscere dei Sibillini. A fare i conti delle perdite è Pietro Tranquilli, itticoltore tra i più importanti in Italia, sfollato di Visso.
“Le Trote hanno bisogno di acqua limpida. La frana a monte ha deviato il Nera, l’acqua si è intorbidita e le trote la vogliono pura, altrimenti deperiscono, non mangiano, muoiono. E parliamo di milioni di trote. A Visso e dintorni ci sono tra le aziende ittiche di acqua dolce più importanti d’Italia”. “Chiedo che quando lavoreranno alla frana facciano attenzione a non rovinarci ancora di più – spiega quasi a mani giunte Tranquilli -. Se l’acqua si sporca, è la fine”. Con il terremoto si sono persi gli incassi futuri mentre i danni sono attuali. Ricostruire una vasca si può fare subito, mentre un avannotto ci mette due anni per arrivare a pesare un chilo e finire sul mercato. La coltivazione delle trote è uno dei business della zona.
“In questo modo fra qualche tempo avremo un buco di prodotto – riprende Tranquilli, sfollato a Foligno con la famiglia -. Produciamo 6 mln di trote l’anno, siamo tra le aziende più grandi, ai danni del terremoto rischiamo di aggiungerne altri, più gravi addirittura, se non rispetteranno l’eco-sistema del fiume. Per coltivare le trote l’acqua deve essere pura, se si intorbidisce le trote stentano. Siamo preoccupati, molto”. Tranquilli ha perso il 20% del prodotto ed è sfollato “ma ho i dipendenti ancora lassù al lavoro e spero che lo Stato di venga incontro e non solo sulle spese, perché la nostra è una azienda che dà lavoro, che permette alla gente di restare nelle aree interne, di usufruire di un prodotto sano e buono. Chiedo solo che si rispettino, e che rispettino la natura nella quale viviamo”.