Uno studio dell’Upward revision of global fossil fuel methane emissions based on isotopic database, coordinato dal National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) degli Stati Uniti, in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) di Roma, ha analizzato la dinamica dei cambiamenti climatici attraverso l’analisi delle emissioni globali del gas serra.
Questa ricerca dimostra che le emissioni di metano fossile (CH4), conseguenti sia dall’attività umana sia da quella naturale geologica della crosta terrestre, sono maggiori di quanto previsto finora nel budget globale dei gas-serra. In particolare, la quota di metano fossile proveniente dalla produzione e distribuzione del gas naturale e petrolio è maggiore di quella prevista dagli inventari globali, mentre la quota delle emissioni naturali geologiche (emissioni relative al degassamento naturale della crosta terrestre) è esattamente quella stimata dall’INGV nel corso degli ultimi 15 anni.
“Il metano è il gas serra più importante dopo il vapore acqueo (H2O) e la CO2, e conoscere le sue emissioni globali è di fondamentale importanza per capire la dinamica dei cambiamenti climatici”, afferma Giuseppe Etiope, ricercatore dell’INGV e responsabile scientifico del Lavoro. “Le emissioni geologiche sono dovute a processi di degassamento, o esalazione naturale di gas dal terreno, lungo faglie e fratture della crosta terrestre che spesso danno luogo in superficie a manifestazioni gassose, note come seeps e vulcani di fango. L’emissione geologica rappresenta la seconda fonte naturale di metano per l’atmosfera dopo le terre umide (la grandi paludi e acquitrini delle zone tropicali e boreali)”.