Si approssima la manovra d’autunno e già si palesano le prime polemiche e discordanze all’interno dello stesso quadro istituzionale. Il Governo, per bocca del premier, sbandiera nel Def dati positivi e previsioni ottimistiche: Pil 2017 a +1%; debito pubblico al 132,5% del Pil; calo di 4 miliardi del fabbisogno; miglioramento del deficit e aumento del potere d’acquisto delle famiglie.
“Abbiamo presentato il Def, è il documento che inquadra la legge di Bilancio, che sarà pronta verso la fine della settimana prossima”, ha annunciato Matteo Renzi , confermando che “ci sarà un primo intervento per aiutare i pensionati al minimo e consentire di uscire dal lavoro un po’ prima, con una piccola penalizzazione – poi ha aggiunto – Sintesi estrema: il deficit continua a scendere, il Pil continua a salire. Passo dopo passo, piano piano, ma la direzione è quella”. Purtroppo, non sono tutti d’accordo con questo scenario, con siffatta narrazione, direbbero i maliziosi.
L’Ufficio parlamentare di bilancio, ad esempio, boccia le nuove stime macroeconomiche della Nota di aggiornamento del Def. Le previsioni sul Pil del 2017 sono “significativamente fuori linea”, troppo ottimistiche, tali da far propendere per la prima volta l’Autorità dei conti pubblici per un esito “non positivo” del processo di validazione del quadro programmatico. Tanto più che, anche sul fronte della finanza pubblica, predomina l’indeterminatezza. Su uno dei cardini su cui dovrebbe imperniarsi la legge di bilancio, ovvero l’aumento del deficit 2017 dal 2 al 2,4%, “vi è infatti incertezza” riguardo alla possibilità che la richiesta di considerare le spese per sisma e migranti venga effettivamente accolta in sede europea.
La critica di Giuseppe Pisauro, presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, finora limitata nel quadro tendenziale solo al medio termine, 2018 e 2019, è stavolta a tutto campo. Di fatto il carattere espansivo della legge di bilancio è sovrastimato. “Lo scostamento della crescita programmatica è imputabile all’impatto della manovra, stimato dalla Nota di aggiornamento in uno 0,4% rispetto al quadro tendenziale, il doppio di quanto ipotizzato in media dal panel Upb”, ha sottolineato il presidente dell’Authority in audizione in Parlamento, non nascondendo perplessità per “l’effetto marginalmente espansivo (+0,1%) della riduzione del deficit (-0,5%) necessaria per correggere parzialmente il maggior indebitamento derivante dalla disattivazione della clausola di salvaguardia (+0,9)”.
Anche sulle clausole, la prospettiva appare problematica, almeno dopo il 2017. Leggendo la Nota, per 2018 e 2019 “si deve presumere che l’aumento dell’Iva rimarrà nella legislazione vigente”, eventualità – questa – che, a giudizio dell’Upb, “costituisce un’ipoteca” sulla politica di bilancio futura e dà al quadro programmatico “un carattere esplicito di provvisorietà”. L’Ufficio, che ha già mandato al Mef le sue osservazioni dettagliate, si riserva comunque di rivalutare il quadro a metà mese, quando verrà presentato, ai fini europei, il Documento programmatico di bilancio.
Meno drastici i giudizi di Istat e Bankitalia, anche se per Via Nazionale resta comunque qualche scetticismo. La banca centrale insiste in particolare sull’obiettivo di crescita del 2017, giudicato “ambizioso”. Per centrare l’1% di Pil bisognerà definire la prossima legge di bilancio “con grande cura”, ha osservato il vicedirettore generale di Bankitalia, Luigi Federico Signorini. Bisognerà puntare sugli investimenti, pubblici e privati, e bisognerà proseguire sulla strada della spending review, giudicata indispensabile. Allo stesso tempo, vista la revisione dei dati sul debito, in riduzione solo dal prossimo anno, sarà anche necessario che il Governo delinei una strategia chiara sul programma di privatizzazioni.
Elementi di fragilità da cui potrebbe derivare un “rischio al ribasso” delle prospettive di crescita preoccupano infine la Corte dei Conti. I magistrati puntano il dito soprattutto sulla domanda estera e quindi sulle nostre esportazioni, non negando i risvolti “avversi” che una crescita meno sostenuta potrebbe avere anche sulla finanza pubblica. In questo quadro i margini in cui far muovere la legge di bilancio sono stretti e trovare le coperture sarà un esercizio di certo impegnativo. Una nota positiva arriva invece dal dato reale sul fabbisogno del settore statale: nei primi tre trimestri dell’anno si attesta a 45,5 miliardi, con una riduzione di circa 4 miliardi rispetto al corrispondente periodo del 2015
Si approssima la manovra d’autunno e già si palesano le prime polemiche e discordanze all’interno dello stesso quadro istituzionale. Il Governo, per bocca del premier, sbandiera nel Def dati positivi e previsioni ottimistiche: Pil 2017 a +1%; debito pubblico al 132,5% del Pil; calo di 4 miliardi del fabbisogno; miglioramento del deficit e aumento del potere d’acquisto delle famiglie.
“Abbiamo presentato il Def, è il documento che inquadra la legge di Bilancio, che sarà pronta verso la fine della settimana prossima”, ha annunciato Matteo Renzi , confermando che “ci sarà un primo intervento per aiutare i pensionati al minimo e consentire di uscire dal lavoro un po’ prima, con una piccola penalizzazione – poi ha aggiunto – Sintesi estrema: il deficit continua a scendere, il Pil continua a salire. Passo dopo passo, piano piano, ma la direzione è quella”. Purtroppo, non sono tutti d’accordo con questo scenario, con siffatta narrazione, direbbero i maliziosi.
L’Ufficio parlamentare di bilancio, ad esempio, boccia le nuove stime macroeconomiche della Nota di aggiornamento del Def. Le previsioni sul Pil del 2017 sono “significativamente fuori linea”, troppo ottimistiche, tali da far propendere per la prima volta l’Autorità dei conti pubblici per un esito “non positivo” del processo di validazione del quadro programmatico. Tanto più che, anche sul fronte della finanza pubblica, predomina l’indeterminatezza. Su uno dei cardini su cui dovrebbe imperniarsi la legge di bilancio, ovvero l’aumento del deficit 2017 dal 2 al 2,4%, “vi è infatti incertezza” riguardo alla possibilità che la richiesta di considerare le spese per sisma e migranti venga effettivamente accolta in sede europea.
La critica di Giuseppe Pisauro, presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, finora limitata nel quadro tendenziale solo al medio termine, 2018 e 2019, è stavolta a tutto campo. Di fatto il carattere espansivo della legge di bilancio è sovrastimato. “Lo scostamento della crescita programmatica è imputabile all’impatto della manovra, stimato dalla Nota di aggiornamento in uno 0,4% rispetto al quadro tendenziale, il doppio di quanto ipotizzato in media dal panel Upb”, ha sottolineato il presidente dell’Authority in audizione in Parlamento, non nascondendo perplessità per “l’effetto marginalmente espansivo (+0,1%) della riduzione del deficit (-0,5%) necessaria per correggere parzialmente il maggior indebitamento derivante dalla disattivazione della clausola di salvaguardia (+0,9)”.
Anche sulle clausole, il problema non sembra affatto risolto, almeno dopo il 2017. Leggendo la Nota, per 2018 e 2019 “si deve presumere che l’aumento dell’Iva rimarrà nella legislazione vigente”, eventualità – questa – che, a giudizio dell’Upb, “costituisce un’ipoteca” sulla politica di bilancio futura e dà al quadro programmatico “un carattere esplicito di provvisorietà”. L’Ufficio, che ha già mandato al Mef le sue osservazioni dettagliate, si riserva comunque di rivalutare il quadro a metà mese, quando verrà presentato, ai fini europei, il Documento programmatico di bilancio.
Meno drastici i giudizi di Istat e Bankitalia, anche se per Via Nazionale resta comunque qualche scetticismo. La banca centrale insiste in particolare sull’obiettivo di crescita del 2017, giudicato “ambizioso”. Per centrare l’1% di Pil bisognerà definire la prossima legge di bilancio “con grande cura”, ha osservato il vicedirettore generale di Bankitalia, Luigi Federico Signorini. Bisognerà puntare sugli investimenti, pubblici e privati, e bisognerà proseguire sulla strada della spending review, giudicata indispensabile. Allo stesso tempo, vista la revisione dei dati sul debito, in riduzione solo dal prossimo anno, sarà anche necessario che il Governo delinei una strategia chiara sul programma di privatizzazioni.
Elementi di fragilità da cui potrebbe derivare un “rischio al ribasso” delle prospettive di crescita preoccupano infine la Corte dei Conti. I magistrati puntano il dito soprattutto sulla domanda estera e quindi sulle nostre esportazioni, non negando i risvolti “avversi” che una crescita meno sostenuta potrebbe avere anche sulla finanza pubblica. In questo quadro i margini in cui far muovere la legge di bilancio sono stretti e trovare le coperture sarà un esercizio di certo impegnativo. Una nota positiva arriva invece dal dato reale sul fabbisogno del settore statale: nei primi tre trimestri dell’anno si attesta a 45,5 miliardi, con una riduzione di circa 4 miliardi rispetto al corrispondente periodo del 2015