Grande successo di partecipanti alla prima uscita pubblica dell’AIC, Associazione Nazionale sul compostaggio, promossa e sostenuta dall’Enea. Si tratta di un nuovo soggetto giuridico destinato ad agire come lobby attiva e propositiva sul tema della sostenibilità e della resilienza, applicate alle politiche di gestione degli scarti organici che si sviluppano a piccola scala, come il compostaggio domestico e il compostaggio di comunità. L’interesse al tema della sostenibilità è di lunga data per l’Enea che proprio nel 2015 ha vissuto al suo interno una riorganizzazione destinata ad incidere in maniera più profonda sulla sua futura operatività tanto da realizzare due nuovi dipartimenti al suo interno dedicati ai temi della sostenibilità e dell’eco-innovazione. In quest’ottica Il compostaggio costituisce un esempio di tecnologia a basso contenuto di innovazione, ma dal grande valore aggiunto perché in grado di agire sui comportamenti dei soggetti e sui loro stili di vita. Due le leve presenti nel Collegato ambientale destinate a guidare e consolidare la diffusione di questa tecnologia: gli sgravi fiscali nella bolletta Ta.Ri., obbligatori per chi fa autocompostaggio e compostaggio di comunità, e la semplificazione amministrativa, voluta dal legislatore per il compostaggio di piccola taglia (art. 37 del Collegato) e l’autocompostaggio e del compostaggio di comunità (art. 38 del Collegato).
Rispetto al compostaggio di comunità, la delegata del Ministero dell’ambiente, la dott.ssa Cristina Oddo, ha illustrato gli elementi più importanti del futuro Decreto ministeriale. Il compostaggio di comunità disciplinato dalla norma potrà trattare fino a 130 tonnellate all’anno di rifiuto organico: si configura come una soluzione operativa in grado gestire un flusso di rifiuti organici prodotto da circa 1000 abitanti che potranno autogestire i propri scarti organici avvalendosi di apparecchiature, statiche o elettromeccaniche, nel rispetto di precise condizioni:
– l’organizzazione degli utenti produttori di rifiuti in organismi collettivi, con propri responsabili o rappresentanti legali;
– il conferimento diretto del rifiuto presso l’apparecchiatura utilizzata per il compostaggio e l’individuazione di un conduttore incaricato di condurne e monitorarne il funzionamento;
– la definizione, da parte dell’Organismo collettivo, di un Piano di utilizzo del compost prodotto che potrà essere impiegato per la concimazione di piante e fiori delle utenze o su terreni a disposizione delle utenze conferenti, anche se non in prossimità dell’apparecchiatura.
In ogni caso, il compost prodotto non potrà essere destinato alla vendita né essere utilizzato in attività agricole destinate alla produzione per la vendita, a meno di non rispettare le caratteristiche chimico-fisiche prescritte dalla normativa vigente sugli ammendanti misti.
Il Compostaggio di comunità costituisce un’attività di autogestione dei rifiuti organici e, al pari dell’autocompostaggio, rientra nell’attività di gestione dei rifiuti, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata, di avvio a recupero e di riduzione del rifiuto organico biodegradabile in discarica.
Varie le esperienze pratiche illustrate durante la mattinata, principalmente provenienti dalle regioni del sud Italia dove il problema degli impianti ostacola il raggiungimento di elevati livelli di intercettazione di organico, come in Sicilia, oppure lo rende molto gravoso, determinando costi di raccolta e trattamento che superano abbondantemente i 200 euro a tonnellate, come in Campania.
Il compostaggio di comunità potrà rappresentare una tecnologia da utilizzare non solo all’interno di piccole realtà ma anche in grandi realtà urbane, inserita in una politica di gestione più ampia, insieme all’autocompostaggio e al trattamento con il compostaggio aerobico. Certamente, in questi casi, la strategia di azione richiede una ridefinizione del modo stesso di pianificare e gestire i servizi della città, valorizzando il protagonismo dei cittadini, e affidando loro, ad esempio, l’autogestione di veri e propri pezzi di città, con gli orti urbani, l’autogestione dei parchi urbani, ecc..
Molte le aspettative legate alla normativa sul tema del compostaggio a piccola scala ancora insolute: l’Associazione nazionale dei Compostatori vuole proporsi come collettore di richieste e progettualità, promuovendo la formazione di nuove esperienze e professionalità sui territori, opportunamente certificate e formate sul tema.