Il Vaticano non deve restituire alla Stato il mancato versamento dell’Ici, l’imposta sugli immobili diventata Imu nel 2012, perché chi ha contestato il regime di esenzione «non è giunto a dimostrare» le distorsioni del mercato e di conseguenza l’incompatibilità con le regole dell’Unione europea. Lo ha stabilito il Tribunale dell’Ue, nella motivazione con cui ha respinto i ricorsi per presunti aiuti di Stato illegali creati con le agevolazioni fiscali del governo italiano agli enti ecclesiastici.
La Corte di giustizia europea aggiunge così un altro capitolo alla storia infinita che ha come protagonisti la chiesa e il fisco. Il filone sulla tassazione degli immobili a livello europeo parte nel 2012, quando la Commissione Ue ha condannato l’Italia per aiuti di Stato in favore degli enti ecclesiastici, che beneficiavano l’esenzione Ici anche sugli immobili commerciali (come ospedali e scuole). Bruxelles però non condannò il Vaticano a dover rimborsare l’erario, e il contenzioso venne chiuso.
Una decisione ”ingiusta” secondo il fiscalista Carlo Pontesilli, che insieme all’ex deputato del partito Radicale, Maurizio Turco, presentò il ricorso presso la Corte di giustizia europea, per chiedere il rimborso dell’imposta non versata. In un’intervista a Radio radicale Pontesilli, che è anche segretario dell’associazione Anticlericale.net, annuncia che ”ci sono gli estremi per proseguire la battaglia giuridica. Valuteremo se fare appello”. Il recupero delle somme perdute, una volta riconosciuto l’aiuto di Stato, c’è ”sempre”, osserva.
Tutta la storia dell’Ici ”sorprende” e il fatto che la Corte ”abbia ritenuto ammissibile questa nostra richiesta è strepitoso”. Ma ha fatto un passo indietro rispetto alla decisione della Commissione, stabilendo che l’esenzione Ici sugli immobili ecclesiastici non era un aiuto di Stato. ‘Pensare a qualche manina, qualche pressione politica per arrivare a questa decisione non possiamo non farlo però ci piace immaginare che ancora in corte europea trionfi solo il diritto”. Questa vicenda ”merita un passo successivo” dice Pontesilli, che quindi annuncia già il probabile ricorso alla Corte superiore.