Chicago sta tornando ai tempi di Al Capone? Parrebbe di sì stando ai dati sull’incidenza dei crimini violenti in città. Nei primi otto mesi del 2016, i delitti sono aumentati del 47%, pari a 409 omicidi, con la tragica prospettiva di chiudere l’anno raggiungendo i 700 morti ammazzati. Una cifra quasi doppia a quella degli assassinati di New York e Los Angeles sommati insieme. Nelle due megalopoli, infatti, il crimine violento si sta riducendo da anni. E’ vero però che, in termini percentuali rispetto alla popolazione, ci sono negli Usa altre città più pericolose come Baltimora, New Orleans, Detroit, St Louis e Newark. In termini assoluti, tuttavia, la regina dei Grandi Laghi batte tutti. A cosa si deve tutto questo uragano di violenza in controtendenza rispetto alla gran parte dei centri urbani degli Stati Uniti? La risposta non è semplice. I dati dell’economia e della diffusione delle armi non aiutano a capire. La ripresa è in corso, la disoccupazione è scesa dal 6,1% del 2015 al 5,5% del 2016. Sono in vigore norme particolarmente restrittive sulla vendita di pistole, fucili mitragliatori e consimili. In questi mesi, la polizia ha sequestrato circa 6000 armi da fuoco illegali, eppure le sparatorie aumentano. Secondo gli esperti di criminologia, la causa principale del dilagare della violenza è da attribuirsi allo strapotere delle gang che controllano alcuni quartieri periferici come South Side, dove le pallottole vaganti non sono una rarità. Il Sindaco, Rahm Emmanuel, ex Capo di gabinetto alla Casa Bianca, aggiunge altre spiegazioni: un certo numero di sacche di povertà radicate in alcune periferie e refrattarie alla crescita dell’economia; la possibilità per i gangster di procurarsi armi facilmente negli Stati limitrofi come il Wisconsin e l’Indiana, dove le leggi in materia sono più permissive; il pessimo rapporto che si è instaurato fra comunità nera e forze dell’ordine dopo i fatti di Ferguson. La metropoli con la più bella architettura d’America riuscirà a sanare i suoi mali cronici? I prossimi anni lo diranno.