Il ‘Crea Alimenti e Nutrizione’, ente italiano di ricerca sui consumi alimentari nazionali, ha svolto uno studio “Low versus high adherence to the Mediterranean diet in the Italian food consumption: a case study on water footprint implication”, dal quale sono emersi dati sorprendenti.
Gli autori, Lorenza Mistura, Francisco Javier Comendador, Aida Turrini e Marika Ferrari hanno, infatti, associato gli alimenti effettivamente consumati per 3 giorni dal campione prescelto, alla relativa impronta idrica, cioè al volume totale di acqua dolce impiegata per produrli, mettendoli però in relazione al grado di aderenza alla dieta Mediterranea.
Attraverso l’Indagine nazionale sui consumi alimentari in Italia (Inran Scai 2005-2006), sono stati selezionati i dati relativi alla dieta realmente seguita per 3 giorni da 2317 adulti italiani. Poi, è stata misurata la mediterraneità ed è risultato che il 68% del campione segue, chi più chi meno, la Dieta mediterranea (Dm), mentre non vi aderisce il 32%.
A tal fine, è stata utilizzata la tabella di Sofi che, sulla base di una meta-analisi della letteratura internazionale, ricava le categorie alimentari da assimilare al modello alimentare mediterraneo, nonché i punteggi di aderenza da assegnare in funzione della relativa frequenza di consumo.
I ricercatori Crea hanno calcolato che per un regime alimentare con la più bassa aderenza alla Dm, pari a 1867 grammi cibo consumato pro capite ed equivalente a 2100 kcal, si ha un utilizzo di acqua pari a 4327 litri, mentre, laddove si registra la più alta aderenza alla Dm pari a 2438 grammi cibo consumato pro capite, equivalente a 2263 kcal pro capite, si osserva una water footprint pari a 3243 litri. Ne consegue che dal regime a più bassa aderenza, al un regime con più alta aderenza, si registra un risparmio d’acqua del 25 %, pari a 1104 litri di acqua pro capite.