Si legge su wikipedia: “Il triangolo della morte Acerra-Nola-Marigliano indica un’area sita in Italia, facente amministrativamente parte della Campania, compresa tra i comuni di Acerra, Nola e Marigliano, divenuta famosa per il forte aumento della mortalità per cancro della popolazione locale, principalmente dovuto allo smaltimento illegale di rifiuti tossici da parte della camorra provenienti principalmente dalle regioni industrializzate del Nord-Italia”.
La definizione venne utilizzata nell’agosto 2004 dalla prestigiosa rivista scientifica internazionale The Lancet Oncology (edita da Elsevier) che ha pubblicato uno studio di Kathryn Senior e Alfredo Mazza, quest’ultimo ricercatore del CNR di Pisa, dal titolo: Italian “Triangle of death” linked to waste crisis (Il “Triangolo della morte” italiano collegato alla crisi dei rifiuti).
Si torna a parlare quindi del triangolo della morte e la denuncia arriva dalle parole e dalla penna di don Aniello Manganiello, conosciuto come prete di frontiera di Scampia ma originario di Faibano di Camposano, frazione di un piccolo comune dell’agro nolano, in provincia di Napoli.
“Di cancro non ci si ammala solo nella Terra dei Fuochi. In Campania c’è anche il Triangolo della Morte dove non si vede il fuoco dei roghi tossici ma i rifiuti e le discariche ci sono lo stesso”. Così Don Aniello Manganiello commenta all’Agenzia DIRE la lettera che don Maurizio Patriciello, il parroco che ha denunciato la Terra dei Fuochi, ha scritto al direttore dell’Avvenire per commentare l’udienza con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “Sono contento che don Maurizio si impegni per le sorti del proprio territorio, l’area a Nord di Napoli, ma nell’Agro Nolano – spiega – ci sono problemi dagli anni ’80. Lui chiede cura e bonifica per la sua terra ma anche nel Triangolo della Morte, compreso tra Nola, Marigliano e Acerra, si muore di tumore. Qui ci sono discariche aperte inondate di rifiuti, nessun incendio, ma nella mia terra – continua – c’era una agricoltura fiorentissima. Ora, siamo stati violentati, ci hanno depauperati e stiamo facendo la stessa fine della Terra dei Fuochi, che ha più attenzione mediatica. Nessuna tv, invece, parla del Triangolo della Morte”.
E’ in Campania, nell’Agro Nolano, che è situato il cosiddetto Triangolo della Morte dove nel 1600 i Borbone fecero costruire dei lagni per incanalare le acque che venivano dalla Bassa Irpinia. Questa rete di canali risolse il problema e consentì agli abitanti del territorio di utilizzare i terreni e far fiorire l’economia agricola. “Ma dal 1980 – racconta il parroco – iniziò l’interramento dei rifiuti con i Casalesi che si sbizzarrirono facendo arrivare nell’agro nolano 500mila camion colmi di rifiuti. Hanno avvelenato il territorio e corrotto i contadini del territorio che finirono per irrigare i loro stessi campi con acque contaminate dai rifiuti pericolosi”.
I Regi Lagni ancora oggi sono delle discariche a cielo aperto, “anche a causa della maleducazione dei cittadini del posto, di un mancato senso civico orientato al rispetto per l’ambiente. E poi – continua don Aniello – a causa di inadempienze istituzionali evidenti”.
Oggi è la Regione Campania ad avere competenza sui luoghi, “ma in tanti anni non c’è stata una mappatura delle discariche presenti dei Regi Lagni, nessuna analisi, nessun esame epidemiologico. La Regione – denuncia il prete anticamorra – pensa a rimuovere le ecoballe ma per fare cosa? Per mandarle dove? In Campania o all’estero andando a gravare sul debito pubblico. Mi chiedo che razza di strategie di intervento siano queste”. Per don Aniello Manganiello, nulla è cambiato neanche dopo l’attenzione mediatica sul problema della Terra dei Fuochi, un tentativo “da parte del governo – afferma il parroco – di gettare fumo negli occhi dei cittadini”. E nonostante le novità legislative introdotte, “non viene ancora garantita una certezza della pena. Non ci sono telecamere. Manca una certezza della pena e multe salate. Nessuno è in grado, ancora, di capire che occorre fare un lavoro di prevenzione seria. I contadini della mia zona vengono risarciti, le istituzioni pagano i danni e quei soldi occorrerebbe spenderli in modo oculato per risolvere il problema in modo definitivo”.
Lo smaltimento illecito dei rifiuti, infatti, va ancora avanti in tutta l’area, “in particolare nel Lagno Gaudo che parte dalle montagne di Avella e giunge fino a Nola, passando per il capannone di Ntv Italo e il centro commerciale Vulcano Buono e per Comiziano, il paese di origine dell’ex capo dello Stato, Giorgio Napolitano, “proprio colui che, a quanto pare – afferma Manganiello -, fece secretare le dichiarazioni di Schiavone sull’interramento dei rifiuti. Ora occorre denunciare pubblicamente, e lo faccio anche attraverso le foto che ho scattato, lo stato di degrado e di abbandono di quel lagno, dove i rifiuti hanno superato addirittura l’argine dell’alveo. Ovviamente – spiega don Aniello – il Gaudo non funziona più e intorno si è sviluppata una macchia mediterranea con cespugli, pioppi e altra vegetazione. Ma qui c’è una barriera dei rifiuti, acqua stagnante e puzzolente, insetti, mentre a ridosso delle aree recintate, i parchi interni di Italo e del Vulcano Buono, vengono curati alla perfezione. Mi chiedo cosa pensi di noi un manager straniero. Non ci vergogniamo più di noi e la Regione sembra non accorgersi di quanto accade nel Lagno Gaudo, soggetto anche a frequenti esondazioni, e in tutti gli altri alvei”.
Il parroco ritiene che lo smaltimento illecito di rifiuti in quell’area, “ci sia ancora, pilotato dalla camorra e causato dalla grave maleducazione di quei cittadini che continuano a violentare la natura”.