La penuria di acqua, aggravata dai cambiamenti climatici, potrebbe costare ad alcune aree del mondo fino al 6% del loro Pil, stimolando migrazioni e innescando nuovi conflitti. E’ quanto emerge dall’ultimo rapporto della Banca Mondiale. Nel documento, intitolato “High and Dry: cambiamento climatico, acqua ed economia”, l’Istituto di Washington sottolinea come gli effetti combinati di popolazioni in crescita, aumento dei redditi e città in espansione vedrà la domanda di acqua aumentare in maniera imponente, mentre l’offerta diventerà più irregolare ed incerta. Se Nord America ed Europa occidentale, ad esempio, non subiranno gli effetti della “siccità”, regioni come Medio Oriente e Sahel, dove le riserve d’acqua scarseggiano già, saranno le più a rischio. In assenza di contromisure, questa situazione metterebbe inoltre a rischio aree che in questo momento non hanno particolari problemi a riguardo, come l’Africa Centrale e l’Asia Orientale. Oltre allo scenario critico, il report presenta anche le eventuali prospettive di un’azione efficace a livello di politiche sull’acqua. Secondo lo studio, infatti, una buona policy e mirati investimenti potrebbero neutralizzare gli effetti negativi dei fenomeni evidenziati, rendendo le economie “water secure and climate-resilient” e, in alcuni casi, portando addirittura ad un miglioramento del Pil grazie ad una razionalizzazione delle risorse.