Economia circolare a sostegno della crescita sostenibile in sede europea. Così il Consiglio dei ministri dell’Ambiente dei 28 si è riunito a Lussemburgo per discutere delle questioni più urgenti di politica sostenibile comunitaria. Tra la ratifica dell’accordo di Parigi e l’esame della proposta di direttiva Nec sulla riduzione delle emissioni nazionali di agenti inquinanti atmosferici, un focus ha riguardato il pacchetto sull’economia circolare licenziato da Bruxelles a fine 2015. L’insieme di misure adottate, secondo i calcoli dell’esecutivo europeo, dovrebbero produrre a livello comunitario risparmi annuali pari a 600 miliardi di euro, con 580.000 nuovi posti di lavoro ed un taglio del 3% delle emissioni serra. Benefici importanti condivisi dal Consiglio. “Andare verso un modello di economia basato sul riuso e sul recupero delle materie – ha detto il sottosegretario all’Ambiente, Silvia Velo, rappresentante italiana al Consiglio – costituisce una straordinaria occasione per dare nuovo impulso alla competitività delle nostre imprese e a migliorare la sostenibilità delle nostre risorse”. Le conclusioni redatte a Lussemburgo non si limitano però a supportare obiettivi e missioni del pacchetto, ma aggiungono proposte e consigli per accelerare la transizione economica. La relazione sollecita l’Ue a dare vita a una struttura di governance a livello comunitario e a un quadro di monitoraggio per rafforzare i progressi verso l’economia circolare riducendo, al tempo stesso, gli oneri amministrativi. E un altro elemento significativo riguarda, infine, l’istituzione di una piattaforma che faciliti gli scambi strutturali di conoscenze, tecnologie, best practice tra gli Stati membri, come pure tra i soggetti interessati. Il pacchetto dovrebbe ora lasciare spazio alla ricerca, all’innovazione e alla cooperazione intersettoriale.