Si è svolta a Torano (Cs), presso la Sala Polifunzionale del Comune, la cerimonia di presentazione del nuovo album (“Panta rei”) del gruppo musicale “Coram Populo”. Il sindaco, dott. Sabatino Cariati, ha portato il suo saluto. Del resto l’iniziativa ha ricevuto il patrocinio dell’Anci Calabria in considerazione del fatto che i brani proposti uniscono alla tradizione, persino evocativa dei miti dell’antica Grecia, il ricordo doloroso del fenomeno dell’emigrazione che nel ‘900 ha riguardato intere famiglie o, molto più spesso, giovani uomini alla ricerca di lavoro fuori dalla propria terra. Di seguito pubblichiamo il testo del direttore del “Giornale dei Comuni”, presente ieri sera alla manifestazione culturale.
I Coram Populo hanno il merito di non essere banali. La stessa scelta del latino, di questi tempi perfusi anche nel mondo del canto di fraseologia anglo-americana, conferisce alla loro denominazione di gruppo musicale un immediato sapore d’identità. Sotto ogni nome preme un concetto e agisce una vocazione: piace, in effetti, immaginare questa verità. Chi sta “davanti al popolo”, armato di melodia e suggestione poetica, evidentemente ha in sé un’arte antica che autorizza a dipingere con le note il passato e il futuro di una comunità.
Il presente, più che ponte tra fasi temporali diverse, in questo album dei Coram Populum indica piuttosto il flusso misterioso di nostalgia e speranza, non la vuota condizione di sopravvivenza. Perciò, in questo flusso che non smarrisce il senso di un messaggio, si mescolano sentimenti e visioni di una terra gelosa di patrimoni sempre fecondi. Unire il mito, quello di Ulisse in particolare, alla esperienza dolorosa dell’emigrazione; l’amore senza tempo, limpido e sereno perché al riparo di ogni consunzione, allo struggimento dell’abbandono non voluto di mariti e fidanzati in cerca di lavoro altrove, lontano dalle loro case; il linguaggio nobile e austero che serve a descrivere, ad esempio, la passione di Dafne al ruvido idioma popolare che vuole dare voce al desiderio o alla mestizia di un povero cristo: tutto ciò rivela, nell’intreccio di temi antichi e moderni, la distanza da un modulo di mero consumo musicale.
Bisogna abbracciare con il cuore e con la mente questa proposta dei Coram Populo. Del resto anche l’apparato iconografico, a corredo dei singoli brani, invita a riflettere sulla qualità di “Panta rei”. Non sembra un titolo casuale, privo di risvolti impegnativi. Al contrario, manifesta lo sforzo con il quale si rende onore alla bellezza perché, anche se “tutto scorre”, qualcosa comunque residua nell’incessante trasformazione; sicché di certo, come rinviene dalla tradizione ellenica, “bello e buono” sono alla convergenza di un perenne bisogno di autenticità. Al cuore di “Panta rei” sta proprio l’incanto di una musica che intende essere autentica.