La corruzione è una piaga nazionale secolare che il Palazzo, da sempre, dice di voler combattere. Ma, come un cancro subdolo e maligno, si riproduce continuamente alla faccia delle buone intenzioni. In tempi di crisi, l’effetto deleterio del fenomeno corruttivo incide ancor di più sui destini del Paese. Ecco perché il Governo, le forze politiche, i magistrati, gli intellettuali, s’interrogano su come ridimensionarlo. Fioccano, così, prese di posizione e polemiche anche acide che, in genere, non focalizzano un aspetto fondamentale del problema: il carattere strutturale e non marginale della corruzione. Di tanto in tanto, però, si leva qualche voce fuori dal coro, irritante e controcorrente, come quella di Piercamillo Davigo, presidente dell’Anm ed ex Pm di “Mani pulite”, che non risparmia critiche al nuovo codice degli appalti voluto dall’Anac. “Il legislatore, ma anche i mezzi d’informazione, raccontano ai cittadini italiani cose sbagliate sulla corruzione, sugli appalti e sui fondi neri e, sulla base di queste cose sbagliate, si fanno norme che nell’ipotesi migliore non servono a niente e in quella peggiore creano danni – poi rincara la dose – Scrivere norme sul Codice degli appalti non serve a niente per curare la malattia. Pensare di affrontare la piaga della corruzione con nuove norme sugli appalti è inutile. Che senso ha poi aumentare le pene se non si scoprono i corrotti e i corruttori? Non servono a molto le autorità amministrative per il contrasto alla corruzione, perché, ad esempio, non possono fare intercettazioni”.
Posizioni così “estreme”, ma anche autorevoli considerando la fonte, non potevano non sollecitare una replica forte da parte del Ministro della giustiza, Andrea Orlando: “Davigo afferma spesso che l’aumento delle pene contro la corruzione non è sufficiente. Sono d’accordo con lui e per questo lo invito a dire se giudica utili o dannosi gli altri interventi che abbiamo fatto su questo fronte”. Il ministro ha enumerato le misure predisposte nei mesi scorsi quali “la reintroduzione di una effettiva sanzione per il falso in bilancio, l’introduzione del reato di auto-riciclaggio, l’estensione della responsabilità del funzionario pubblico all’incaricato di pubblico servizio, lo sconto di pena per chi collabora nelle indagini sulla corruzione. “Questi sono interventi presenti nella legge anticorruzione – ha concluso – Vorrei sapere se Davigo li ritiene utili o dannosi”.