La Cina è tra i Paesi con maggiori problemi di approvvigionamento energetico e inquinamento, l’inquinamento prodotto in questo Pese influisce sull’intero Pianeta e l’oscillazione della sua richiesta di combustibili fossili contribuisce pesantemente, a sua volta, a influenzare le quotazioni internazionali. Ora scienziati di Pechino, in particolare dell’Istituto di nanoenergia e nano sistemi, stanno studiando un sistema che possa sopperire al fabbisogno di energia per le città del futuro. Si tratta di incamerare contemporaneamente, o in maniera alternata a seconda della disponibilità, l’energia del sole e quella del vento. Il problema nasce dal fatto che attualmente nei centri urbani il sole è molto sfruttato, ma il vento lo è pochissimo a causa dei problemi legati alle dimensioni e alla sicurezza delle pale eoliche. Di qui l’idea di abbandonare tale sistema di sfruttamento dell’energia dell’aria e puntare su un diverso principio, ossia l’effetto triboelettrico, che è lo stesso effetto sperimentabile quotidianamente con l’energia statica. Si tratta di un fenomeno che si genera quando avviene un trasferimento di cariche elettriche tra due materiali diversi strofinati tra loro. In altre parole, i ricercatori hanno combinato celle solari in silicio con un nanogeneratore triboelettrico composto da fogli di plastica e Teflon separati dall’aria. Quando soffia il vento, il foglio di plastica si avvicina e si allontana da quello di Teflon, generando elettricità. Gli esperti hanno messo a punto dispositivi dalle dimensioni di 120 per 22 millimetri, con uno spessore di appena 4 mm. Potranno essere usati insieme, ad esempio installandone una molteplicità sui tetti degli edifici, ma anche singolarmente, magari per alimentare i sensori di temperatura e di umidità che in futuro saranno sempre più presenti nelle case intelligenti e connesse.