Se la demagogia fatica a conquistare le città, forse è anche merito dei sindaci. Eppure, nei centri urbani, i problemi sono visibili: vecchi e nuovi residenti, immigrazione e solitudine, centro e periferie, studenti senza mezzi e giovani senza lavoro. Dovrebbe essere facile, per gli opportunisti della catastrofe, sfondare nell’elettorato urbano. Ma non accade quasi mai. Nel Regno Unito, in Francia, in Austria, in Polonia e in Lituania il voto ha dimostrato che la demagogia attecchisce meglio lontano dalle città. Lo stesso, infatti, è accaduto negli Stati Uniti: le grandi città erano contrarie a Donald Trump.
Bart Somers è sindaco di Mechelen, città fiamminga del Belgio. Ospita 128 nazionalità, il 28% della popolazione ha origini straniere, il 20% è di religione islamica. Eppure ha evitato la radicalizzazione che ha portato agli attentati terroristici in Francia e in Belgio. I partiti di estrema destra, a Mechelen, sono scesi dal 30% al 10%. In un’intervista al Corriere spiega come ci è riuscito: «Ho rinunciato all’assimilazione forzata, non funziona. E al suo opposto, la “super diversità”, la divisione della città in gruppi etnici. Sono così tanti che è impensabile creare programmi adatti ad ognuno. E poi quei gruppi finiscono per diventare luoghi di isolamento fisico e mentale. Apartheid autoimposta».
Quindi? «Quindi abbiamo stabilito regole comuni, le abbiamo spiegate e le facciamo rispettare. Mi creda: sono buono, ma non sono un ingenuo. Corsi di cittadinanza ai nuovi arrivati, per cominciare: cos’è la democrazia, come funziona la polizia, come comportarsi con le donne. E poi chiedo aiuto. Non all’imam, che vorrebbe dire abdicare al mio ruolo. Chiedo aiuto ai concittadini, di ogni etnia. Dopo gli attentati a Zaventem e Bruxelles, in marzo, sono andato in moschea e ho detto: “Siete due volte vittime. Come europei e come islamici. Reagite”. Ma quando mi chiedono piscine pubbliche separate per maschi e femmine, rispondo: ve le potete scordare, questo è un Paese laico».
«Nel 2000 Mechelen era una delle città più sporche e pericolose del Belgio. Chieda in giro: oggi è tra le più pulite e sicure. Vado nelle case della borghesia fiamminga e dico: “Mandate i figli nelle scuole pubbliche, mi impegno a renderle migliori. I vostri ragazzi dovranno vivere in un mondo mescolato, che vi piaccia o no. Quindi, meglio che imparino subito come si fa”». Mentre si alza per uscire, si gira: «Sa una cosa? Noi vogliamo i migranti, a Mechelen: sono una risorsa. La mia famiglia è nelle Fiandre dal 1507. Quindi, se lo dice uno come me, dovete crederci».
C’è, comunque, anche il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, nella ‘lista d’onore’ stilata del premio internazionale “World Mayor 2016”, assegnato ogni due anni dalla fondazione filantropica “City Mayors” ai primi cittadini di tutto il mondo che hanno contribuito allo sviluppo e alla crescita del loro territorio. Quest’anno gli organizzatori hanno voluto premiare i sindaci che “assieme alle loro comunità, hanno fatto sforzi eccezionali nell’accogliere rifugiati e integrare i migranti”. A vincere il primo premio è stato Bart Somers, sindaco di Mechelen (Belgio), che dal 2004 fa parte del Comitato europeo delle regioni, mentre due encomi speciali sono stati assegnati a Wolfgang Müller, sindaco di Lahr (Germania) e Georgios Kaminis (sindaco di Atene).
Al quarto posto della ‘lista d’onore’ stilata dalla giuria c’è Nicolini, unica italiana. Atene, Lampedusa e Lesbo “devono ricevere un riconoscimento speciale per l’accoglienza che hanno offerto a decine di migliaia di uomini, donne e bambini che stavano fuggendo dai conflitti in Medio oriente o la povertà in Africa”, scrive la giuria del premio, che aggiunge: “i primi cittadini non possono avere successo nell’integrazione degli immigrati senza il supporto delle loro comunità”. Secondo la giuria, “la comunità internazionale deve offrire una generosa assistenza finanziaria e pratica alle municipalità in prima linea nel Mediterraneo”, come Lampedusa, Lesbo e Atene.
Nelle passate edizioni, sono già arrivati terzi due sindaci italiani: Domenico Lucano (sindaco di Riace) nel 2010, e Walter Veltroni (sindaco di Roma) nel 2004. Nessuno nel nostro Paese è però mai riuscito a salire sul gradino più alto del podio.