Finalmente da qualche tempo anche in Italia si discute di welfare, ma soprattutto di come modernizzarlo.
Negli ultimi decenni, si è assistito ad una sempre maggiore crisi del welfare state, in senso tradizionale. Il graduale invecchiamento della popolazione ha difatti profondamente alterato gli equilibri demografici sottostanti allo stesso, aggravando i già acuti problemi di ordine finanziario.
Questi temi sono stati al centro del “Welfare day” che si è svolto oggi a Roma ed organizzato da Censis-Rbm. Il dibattito sviluppato ha disegnato una sanità italiana sempre “meno universale” che registra una spesa privata di 35,2 mld, ovvero +4,2% in tre anni. Queste sono le ragioni per cui milioni di italiani rinunciano addirittura alle cure.
La soluzione è coniugare sostenibilità, equità e promozione della salute. Bisogna programmare politiche strategiche per operare in maniera innovativa e rispondere ai crescenti bisogni di salute e benessere. I primi interlocutori di questa trasformazione devono essere però le istituzioni locali e la governance della sanità. “Senza un adeguato ed opportuno confronto – osserva Lucio D’Ubaldo, Segretario generale di Federsanità Anci – il rischio è di fotografare esperienze e condizioni parziali o riduttive, ma soprattutto individuare soluzioni non rispondenti ai cambiamenti socio sanitari in atto”.
Sotto questo profilo, il convegno odierno ha fornito stimoli di un certo rilievo, benché in parte, con l’attenzione crescente della pubblica opinione, sia apparso un’occasione mancata a causa dei limiti oggettivi entro cui si è svolto.
Direttore Federsanità ANCI