Dai dati del “check-up Mezzogiorno” sull’economia del Sud, realizzato da Confindustria e Srm (centro studi collegato a Intesa Sanpaolo), emerge un miglioramento delle prospettive dell’economia meridionale, che per la prima volta dall’inizio della crisi, vede i cinque indicatori: Pil, export, occupazione, imprese e investimenti in segno positivo. Ma la ripresa (+0,7% previsto per il 2017) ancora non è percepibile dalla popolazione.
Le previsioni per il 2017 vedono, infatti, proseguire questa moderata espansione. Migliora, la produttività del manifatturiero, anche in modo più consistente che al Centro-Nord: secondo le stime, il valore aggiunto per occupato registra, nel 2015, un aumento del 3,5% (+2,2% al Centro-Nord). Anche se è ancora poco per colmare i divari che si sono ampliati con la crisi, è certamente uno scenario ben diverso dalla temuta desertificazione industriale del Sud.
Nel Mezzogiorno si conferma dunque un saldo positivo del numero di imprese (alla fine del terzo trimestre), con una crescita delle imprese giovanili (oltre 257 mila al Sud), così come delle start up innovative (+36,8% rispetto allo scorso anno) e delle imprese in rete (più di 4.100 a novembre 2016): tutti segnali di grande vitalità imprenditoriale. Per la prima volta dall’inizio della crisi, torna positivo il fatturato anche delle imprese classificate come piccole (+0,6 nel 2015 rispetto all’anno precedente) e cresce, anche se su numeri contenuti, il fatturato delle imprese a partecipazione estera, a conferma del potenziale di attrattività dei territori meridionali.
Positiva anche l’espansione delle esportazioni, che nel terzo trimestre 2016 sono salite del 9,6% sull’anno precedente. Tornano a crescere, ma ancora con estrema lentezza, anche gli investimenti in linea con quelli del resto del paese (+0,8%).
Continua, ma anch’esso a passo lento, il miglioramento dell’occupazione. Rispetto al terzo trimestre dell’anno precedente, poco meno di metà dei nuovi posti di lavoro creati si riferisce al mezzogiorno (111 mila): viene così superata la soglia psicologica dei 6 milioni di occupati, ma il tasso di occupazione al Sud resta pari al 44%.
Il profilo del mezzogiorno alla fine del 2016 è dunque quello di un’area tornata timidamente alla crescita, ma nella quale il ritmo con cui tali segnali si affermano ne rendono solo parzialmente percepibile la consistenza, sia per i cittadini, soprattutto i più giovani, sia presso le imprese. Il rischio di povertà è sempre moltoelevato (soprattutto tra i giovani: il 46,8% dei giovani tra i 20 e 29 anni è considerato a rischio) che tornano a crescere anche le persone che rinunciano alle cure (13,2%, ben più della media nazionale), in calo anche il numero di giovani che decidono di proseguire gli studi.