Grande fermento a Cuba pronta ad accogliere il presidente degli Stati Uniti in arrivo sull’Isola. Barack Obama, che ha scelto il riavvicinamento dopo mezzo secolo e che con questa storica visita intende suggellare il processo di disgelo diplomatico, è il presidente Usa in carica che per primo mette piede sul suolo cubano dal lontano 1928, anno in cui vi andò Calvin Coolidge per prendere parte al vertice regionale. Obama è altresì, il primo presidente americano a visitare l’Isola caraibica dopo il trionfo di Castro nel 1959, periodo a partire dal quale si aprì una lunga controversia tra Washington e Cuba. Dopo otto mesi dalla riapertura delle ambasciate a L’Avana, il presidente americano arriva nel Paese che continua ad essere comunista, seppure in pieno processo di evoluzione sociale ed economica. Domani nel Gran Teatro della capitale cubana, Obama terrà un discorso pubblico che sarà sarà trasmesso dalla televisione di Stato.
Nel 2011 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato, con 187 voti favorevoli, 2 contrari (Israele e Stati Uniti) e 3 astenuti (i piccoli Stati delle Isole Marshall, Palau e Micronesia) una mozione per chiedere agli Usa la cessazione dell’embargo. Precedentemente l’ONU si era già espressa diverse volte contro l’embargo stesso, con una maggioranza sempre più ampia: dai 59 voti contrari del 1992, si era passati a 179 voti contro l’embargo nel 2004, 182 nel 2005, 184 nel 2007 e 185 nel 2008. Nel 2010 si è ripetuto l’esito dell’anno precedente, con l’eccezione di Palau, che non ha più espresso un voto contrario, ma ha preferito l’astensione. Nel 2013, per la ventiduesima volta, l’assemblea dell’ONU si è espressa contro l’embargo con 188 voti favorevoli e 2 contrari (Stati Uniti e Israele). La posizione dell’Assemblea Generale è stata confermata con la risoluzione n. 69/5 del 28 ottobre 2014, approvata con le stesse maggioranze dell’anno precedente. In essa vengono riaffermati il principio di uguaglianza sovrana degli Stati, quello di non intervento e di non ingerenza negli affari interni di altra Nazione, nonché la libertà di commercio e di navigazione internazionale. Cosa accadrà ora nel quadro geopolitico? Se l’embargo verrà completamente dissolto si creeranno nuovi equilibri, riguardo soprattutto alle aperture economiche. Attualmente sono in vigore leggi che non consentono a Cuba di ricevere beni né dagli Stati Uniti, né da altri Paesi. Secondo la legge Helms-Burton, nell’Isola non possono attraccare le navi dopo un viaggio di tre o sei mesi, vale a dire che fino ad oggi viene scoraggiata qualsiasi operazione di soccorso alimentare, di scambio commerciale dall’Europa o dal Canada verso Cuba. Con la fine dell’embargo tutto ciò dovrebbe assumere nuovi aspetti. Nonostante il clima politico favorevole rimangono numerosi nodi di scontro e tra questi: immigrazione clandestina, Guantanamo, diritti umani. Temi questi che potrebbero rallentare o porre degli ostacoli nel processo di riappacificazione. Vedremo nei prossimi mesi se la scelta di Obama di visitare Cuba rappresenta qualcosa più di una scommessa. Ma non c’è niente di scontato, tutto può succedere.