Fermare la proroga delle concessioni demaniali degli arenili per 15 anni introdotta dalla legge di Bilancio 2019: questo l’obiettivo dell’iniziativa coordinata a livello nazionale da associazioni e comitati locali di cittadini e presentata presso la sala stampa della Camera dei Deputati. Ne sono promotori Legambiente, Comitato mare x tutti – Lido di Ostia-Roma, Coordinamento flegreo mare libero, Comitato spiagge in comune – Versilia. L’azione è partita a colpi di diffide ai Sindaci che hanno già colpito i Comuni di Rimini e di Roma (Lido di Ostia), ma seguiranno a breve anche le amministrazioni della Versilia, della Sicilia e di Pozzuoli che riceveranno analoghi avvisi formali. Cosa lamentano i cittadini associati? Fatti e atti ben precisi: continuare a concedere concessioni senza controlli e a canoni bassissimi a fronte di guadagni rilevanti da parte dei concessionari, con il rischio per i cittadini di vedersi ristretti gli spazi di balneazione, che essendo demaniali appartengono a tutti. Già oggi, in alcuni Comuni si arriva all’80% di spiagge in concessione, mentre restano libere solo quelle non balneabili. E’ alle porte la privatizzazione dei litorali? Si chiedono i cittadini.
Sotto il profilo giuridico, le diffide sottolineano il contrasto con la direttiva 123/2006/CE, che all’art. 12 ha imposto agli Stati membri che “qualora il numero di autorizzazioni disponibili per una determinata attività sia limitato per via della scarsità delle risorse naturali o delle capacità tecniche utilizzabili, gli Stati membri debbano applicare una procedura di selezione tra i candidati potenziali, che presenti garanzie di imparzialità e di trasparenza e preveda, in particolare, un’adeguata pubblicità dell’avvio della procedura e del suo svolgimento e completamento”.
La direttiva prevede che “l’autorizzazione è rilasciata per una durata limitata adeguata e non può prevedere la procedura di rinnovo automatico né accordare altri vantaggi al prestatore uscente o a persone che con tale prestatore abbiano particolari legami”. Le associazioni dei balneari si battono contro le gare per evitare di perdere le concessioni, come è comprensibile, e hanno ottenuto una proroga al Governo che però, denunciano le associazioni, “è in evidente contrasto con le regole europee”.
Contrasto confermato dalla sentenza della Corte di Giustizia Europea secondo cui il citato art.12 della direttiva 123/2006 deve essere interpretato nel senso che “osta a una misura nazionale che prevede il rinnovo automatico delle concessioni balneari”. Di qui il senso della diffida: “evitare che si proceda con proroghe che sarebbero ben presto definite illegittime e aprirebbero un ennesimo conflitto con la Commissione Europea”. Secondo associazioni e comitati, avrebbe più senso definire un nuovo quadro normativo che lavori nell’ambito di quanto già prevede la Direttiva, ossia che agli Stati membri sia consentito tenere conto, “nello stabilire le regole della procedura di selezione, di considerazioni di salute pubblica, di obiettivi di politica sociale, della salute e della sicurezza dei lavoratori dipendenti e autonomi, della protezione dell’ambiente, della salvaguardia del patrimonio culturale e di altri motivi imperativi d’interesse generale conformi al diritto comunitario”.
“Il nostro obiettivo – aggiungono comitati e associazioni – è di far capire che una situazione così articolata (circa 30mila concessioni su migliaia di chilometri di coste sabbiose) non si può governare con proroghe e aggiramenti delle direttive europee che porterebbero solo a una procedura d’infrazione contro il Governo italiano e all’annullamento degli atti approvati dai Comuni. Occorre introdurre regole nuove che diano la possibilità di fruire gratuitamente del litorale fissando limiti alle spiagge che possano essere date in concessione, ma anche criteri che indirizzino le forme di gestione per premiare le esperienze virtuose di corretta e sostenibile fruizione del litorale, come del resto prevedono le stesse Direttive europee”.