Lo smart working è un tema di notevole impatto non solo nel settore privato: la più recente normativa nazionale e le indicazioni del Parlamento europeo permettono infatti di fare leva su numerosi aspetti che coinvolgono i diversi ambiti del lavoro anche all’interno degli enti pubblici.
In tale contesto, la regione Friuli Venezia Giulia è uno degli Enti partecipanti al progetto VeLA (Veloce, Leggero, Agile: Smart Working per la PA), in cui viene sperimentato il riuso di soluzioni innovative all’interno della Pubblica amministrazione. Un evento informativo tenutosi ieri a Udine ha consentito all’assessore regionale alla Funzione pubblica, Sebastiano Callari di fare il punto sullo stato dell’iniziativa.
“La fase di sperimentazione sarà prorogata fino a giugno. I risultati raccolti finora, seppur provvisori, ci hanno restituito un quadro molto positivo per cui riteniamo di dover procedere per consolidare il progetto. Vela segna il passo di un cambiamento culturale per la Pubblica Amministrazione che implica uno sforzo importante – ha sottolineato l’assessore -; non è stato facile mettere in atto tutte le pratiche operative necessarie a far partire lo smart working in Regione, perché a tutti è stato richiesto di ridisegnare il proprio modo di lavorare, ma i benefici sono crescenti”.
Il Friuli Venezia Giulia, rileva una nota dell’ufficio stampa regionale, è tra le regioni che hanno aderito al progetto Vela (Smart working per la PA – Veloce, leggero agile) avviando a ottobre le procedure per attivare 30 posizioni sperimentali. A fronte di 102 manifestazioni di interesse sono state accolte 29 domande di altrettanti dipendenti regionali (20 donne e 9 uomini) che hanno fatto ricorso al telelavoro per motivazioni di carattere medico o per assistenza a figli di età inferiore agli 8 anni.
“Oltre alle problematiche di salute e alla necessità di assistenza a famigliari disabili, la Regione ha voluto ampliare la platea dei possibili destinatari anche ai genitori, mamme e papà, che devono gestire figli fino a 8 anni di età e che attraverso il telelavoro possono migliorare il proprio contatto con il bambino” ha specificato Callari, ritenendo che ciò costituisca “una modalità di sostegno alla natalità, nonché un esempio di come si possa promuovere la conciliazione lavoro – famiglia con intelligenza”.
Dei 29 lavoratori che stanno aderendo a Vela, 14 hanno un’età compresa tra 51 e 65 anni, 13 tra 41 e 50 e soltanto due hanno tra 30 e 40 anni. Sono 25 le persone che hanno scelto il telelavoro da casa, mentre 4 si recano nei telecentri di Trieste o Gorizia anziché recarsi nella propria consueta sede di lavoro, accorciando così la distanza da casa.
I questionari somministrati all’inizio della sperimentazione e ripetuti a distanza di tre mesi, rivolti ai lavoratori e ai dirigenti regionali, hanno evidenziato un miglioramento sia nella vita privata che lavorativa, con una maggiore autonomia nella gestione del lavoro ed un incremento della conoscenza e dell’utilizzo degli strumenti di informazione e comunicazione tecnologica (ICT). I dirigenti hanno rilevato in genere una maggior motivazione e collaborazione del dipendente.
In Italia dal 2013 ad oggi c’è stato un costante incremento del ricorso al telelavoro che nel 2018 ha coinvolto 480 mila lavoratori. Tra le amministrazioni pubbliche i Comuni di Genova, Torino e Milano e il Ministero dell’economia e delle finanze sono stati tra i primi ad introdurre lo smart working, con l’intento non solo di migliorare la conciliazione lavoro-famiglia, ma soprattutto la produttività dei dipendenti e dell’intera organizzazione amministrativa.
Con benefici collaterali anche in termini di impatto ambientale: come ha evidenziato lo stesso Callari “ogni giorno in Italia 18 milioni di persone si spostano per andare al lavoro; se per un giorno potessero lavorare da casa, ciò comporterebbe un taglio del 20% delle emissioni con un risparmio calcolato dall’Enea di 100 tonnellate di combustibile. Un’ulteriore motivazione per proseguire su questa strada”.