Il Sindaco di Teramo, Gianguido D’Alberto, nei mesi scorsi aveva parlato senza mezzi termini del grido di dolore da parte di amministratori locali e cittadini per la ricostruzione che ancora arranca. “La macchina è ferma – aveva detto – soprattutto per mancanza di norme che non sono state inserite nel decreto Sblocca cantieri, così come era stato promesso dal sottosegretario alla Ricostruzione Crimi. Le risposte – aveva continuato D’Alberto – sono state insoddisfacenti e alla Camera abbiamo preso atto che difficilmente ci sarà una ulteriore modifica del testo del decreto”. Secondo il primo cittadino teramano, al di là dello specifico tema del personale assegnato “in misura insufficiente rispetto al trasferimento delle funzioni per le istruttorie delle pratiche di ricostruzione leggera”, a essere evidente è stata una sottovalutazione di fondo dei problemi del cratere sismico. “Non vi è la consapevolezza che ci stiamo giocando la sopravvivenza dei nostri territori e questa inerzia delle istituzioni parlamentari è oltremodo grave. Così come la scarsa attenzione alla voce dei Sindaci che più volte sono chiamati a rappresentare le loro esigenze salvo poi vedere che alla fine le loro richieste non sono state accolte – aveva sottolineato il Sindaco di Teramo -”.
Adesso qualcosa si muove e l’accordo raggiunto per la ripartizione del personale destinato alla ricostruzione dal DL Sblocca cantieri “potrebbe innestare linfa vitale nei processi istruttori e rappresentando un’ulteriore occasione per ribadire che la ricostruzione non prescinde dalla condivisione di intenti e risorse nel comune sforzo di dare risposte ai territori”. A dirlo, la scorsa settimana, il commissario straordinario, Piero Farabollini, in riferimento all’esito delle due riunioni delle cabine di coordinamento tenutesi con i vicecommissari e i Sindaci rappresentati dell’Anci per individuare i criteri utili alla ripartizione e la modalità di reclutamento delle 200 risorse aggiuntive previste dal D.L. n. 55 /2019 da destinare agli USR e ai Comuni che si occuperanno a tutto campo della gestione delle schede con esito B, C, E-L4.
Le risorse, che dovranno essere impiegate esclusivamente nelle attività di ricostruzione, sono quantificate in 30 per l’Abruzzo, 27 ciascuna per Lazio e Umbria, 116 per le Marche. Tutto questo dopo un’attenta analisi dei dati, delle situazioni nel loro complesso e della revisione parziale (limitatamente a questa circostanza) delle percentuali stabilite per la ripartizione resasi necessaria per la richiesta di adeguamento avanzata dall’Abruzzo in considerazione dell’aggravamento dei danni dovuto alla scossa del gennaio di due anni fa. Una soluzione resa possibile dalla disponibilità di Marche ed Umbria di concedere “una tantum” una piccola parte delle risorse loro spettanti se si fosse utilizzato il consolidato criterio di ripartizione definito tra i vicecommissari in un precedente accordo.
“A tre anni di distanza dalle scosse abbiamo effettuato un dettagliato monitoraggio aggregando i dati, provenienti da tutte le fonti, Comuni compresi, sulla stima del danno e lo stato dell’arte – ha spiegato il commissario straordinario Farabollini – Ne è derivato un primo report che servirà da base per riorganizzare i flussi di lavoro. In questa circostanza è servito a tirare le somme dello stato dell’arte pre DL sblocca-cantieri in modo da cristallizzare ogni skill e ogni criticità da cui ripartire, consci di avere ora a disposizione un quadro normativo che ci consente di muoverci, se non al top, di certo più agevolmente di quanto non sia stato possibile fare prima. Voglio leggere in senso propositivo la volontà del Lazio di conservare tutte le risorse di sua spettanza: è un ulteriore elemento per invitare i vicecommissari ad aprire tra loro un tavolo di discussione che valuti se e come rivedere quanto stabilito nell’accordo ormai più di due anni fa”.