A ridosso dell’8 marzo, quest’anno passato in sordina a causa del Coronavirus, ci sembra utile ribadire l’importanza della questione femminile e, in particolare, del ruolo delle donne nel mondo del lavoro, non ultimo in quello pubblico. Istruttiva a tal fine una ricerca pubblicata dal Quotidiano di Sicilia – interessante spaccato di una parte del Mezzogiorno – che evidenzia la posizione delle donne con funzioni apicali all’interno del sistema isolano delle autonomie locali. I dati che emergono non sono purtroppo confortanti: sul totale di 390 Comuni, soltanto 25 sono amministrati da figure femminili (6,4%). Andando nel dettaglio ci accorgiamo che la provincia con il maggior numero di Sindaci in rosa in valore assoluto è Agrigento, dove solo 8 su 43 enti (18,6%) hanno una guida femminile. Si tratta di: Francesca Valenti (Sciacca), Anna Alba (Favara), Ida Carmina (Porto Empedocle), Marilena Mauceri (Menfi), Maria Grazia Brandara (Naro), Margherita La Rocca (Montevago), Giovanna Bubello (Alessandria della Rocca) e Caterina Scalia (Montallegro). Segue la provincia di Palermo, dove le prime cittadine sono sei su 82 (7,3%): Angela De Luca (Altofonte), Michela Taravella (Campofelice di Roccella), Rosaria Stadarelli (Misilmeri), Maria Rita Crisci (Montelepre), Magda Culotta (Pollina), Rosamaria Giordano (Roccapalumba).
Ci sono poi a pari merito, con quattro donne Sindaco, rispettivamente le province di Siracusa e di Messina, ma con percentuali diverse. Nel primo caso, infatti, ad avere un’Amministrazione in rosa è il 19% dei 21 enti: Cettina Di Pietro (Augusta), Mirella Garro (Cassaro), Rossella La Pira (Buscemi) e Marilena Miceli (Canicattini Bagni). Nel caso di Messina, invece, appena il 3,7% dei 108 Comuni è retto da una donna. Sulla poltrona di Sindaco troviamo infatti Rosaria Ricciardello (Brolo), Santina Bitto (Gualtieri Sicaminò), Francesca Salpietro Damiano (Raccuja), Clara Rametta (Malfa).