Dopo una lunga maratona d’aula, il Parlamento siciliano ha approvato la riforma elettorale per gli enti locali. In Sicilia chi otterrà almeno il 40% dei voti al primo turno diventerà subito sindaco. Non solo. potrà contare su un consiglio comunale blindato, grazie al premio di maggioranza che andrà alle liste collegate, che avranno il 60% dei seggi. Sono le due principali novità introdotte dalla riforma elettorale per i comuni, approvata con voto finale ieri sera dall’Assemblea regionale dopo un lungo e vivace dibattito parlamentare.
In aula il testo originario che era uscito dalla commissione Affari istituzionali, col solo voto contrario del M5s, è stato stravolto in diverse parti. Tanto che il centrodestra, assieme ai 5stelle, ha fatto leva sull’ostruzionismo e sul regolamento parlamentare per affossare il ddl o rinviarlo a settembre ma senza riuscirci con la maggioranza che ha retto. Come contrappeso al ruolo rafforzato del sindaco la riforma prevede che per sfiduciare il primo cittadino basterà il 60% dei consiglieri, non più i due terzi.
Di contro, per mandare a casa il primo cittadino, adesso sarà sufficiente il 60% dei consiglieri, e non più i due terzi. Altra novità è quella relativa al sistema maggioritario, che adesso si applicherà nei comuni fino a 15 mila abitanti, superando il limite precedente di 10 mila.
Non è passata invece la norma sul terzo mandato per il sindaco, mentre è stata confermata, nonostante il tentativo di eliminarla col voto segreto su un emendamento di modifica, la doppia preferenza di genere, osteggiata dal centrodestra e dai 5stelle, e sulla cui importanza erano intervenute nei giorni scorsi il ministro Maria Elena Boschi Boschi e il presidente della Camera Laura Boldrini.
“Quando si è aperta la discussione sulla legge elettorale, ben prima delle elezioni amministrative, pochi avrebbero scommesso su questo risultato: oggi abbiamo dimostrato che si poteva fare una legge più coesiva, più democratica, più equilibrata – ha detto Fausto Raciti, segretario regionale del PD -. In molti in queste settimane hanno parlato di tripolarismo: ma non è questo il tema della legge, così come non lo è ‘sbarrare la strada’ a questa o quella proposta politica. Il punto è che la vita politica dei comuni, più che dal tripolarismo, è spesso caratterizzata dalla totale frammentazione che porta al secondo turno elettorale proposte dalla legittimazione molto bassa. Questa legge offre strumenti per aggregare le forze politiche e rendere più semplice e partecipata la vita politica dei comuni: sono soddisfatto di come PD e maggioranza l’hanno portata avanti tenendo conto, con serietà, dei temi proposti dall’opposizione”.
Il segretario dem siciliano si è detto “soddisfatto anche dell’atteggiamento avuto rispetto ai punti sui quali non si potevano fare passi indietro come la doppia preferenza di genere, una soglia più alta della legge nazionale per la sfiducia dei sindaci e l’esigenza di mantenere, seppur rivista, una soglia per il ballottaggio”. Delusione invece per il Movimento 5 Stelle. “Finalmente i siciliani hanno cosa mettere nella pentola: la legge elettorale. La priorità di questa classe politica è solo una: andare contro al Movimento 5 Stelle, anche a dispetto dei veri interessi dei siciliani”, hanno commentato i deputati regionali pentastellati, per i quali il nuovo sistema elettorale è un “truffarellum”.
“Ogni commento – ha detto Giancarlo Cancelleri – è superfluo e il nome con cui abbiamo battezzato questa legge la dice tutta sulla sua essenza, una legge inutile, anzi dannosa pianificata a tavolino dai partiti per cercare di truccare le regole del gioco a proprio vantaggio. Volevano pure togliere i ballottaggi, ma hanno capito che l’effetto boomerang contro di loro sarebbe stato fortissimo e hanno fatto marcia indietro. Ma i siciliani hanno capito lo stesso e, dentro la cabina elettorale, gliela faranno pagare cara”.