I controlli alle frontiere verranno prorogati da sei mesi a due anni: i Paesi potranno decidere di chiudere anche per lunghi periodi di tempo le frontiere. Fino a oggi Italia e Grecia sono state per moltissimi migranti che fuggono da guerre e povertà, più una zona di passaggio che un punto di arrivo. Diversi di loro, infatti, una volta arrivati in territorio italiano o greco hanno preferito ripartire verso il nord Europa. Se però gli Stati che confinano con l’Italia dovessero decidere di chiudere le frontiere, Roma si troverebbe a dover gestire centinaia di migliaia di profughi, con impensabili conseguenze. Cosa accadrebbe se il numero di migranti in Italia dovesse decuplicarsi improvvisamente? E’ in atto un cambiamento geopolitico strutturale ed il compito dell’Europa è oggi quello di continuare a lottare per la propria unità e per la propria pace dimostrando di credere e sostenere una coabitazione possibile.
I governi hanno scritto a Juncker di anticipare, entro le prossime settimane, la presentazione del suo piano per superare Dublino, intendendo con ciò l’obbligo per il Paese che accoglie per primo un migrante di gestirlo e dargli eventualmente asilo. Il piano Juncker rimanda ad un progetto ambizioso, prevedendo che i migranti in arrivo in Europa (Italia o Grecia) vengano registrati negli hotspot in loco, ma poi automaticamente distribuiti tra le altre nazioni Ue, che saranno obbligate ad accoglierli in una quantità stabilita secondo rigidi criteri: Pil, popolazione, disoccupazione. Sarà questo secondo Paese a valutare la domanda di asilo e decidere se rimpatriare il migrante tramite frontex oppure accoglierlo. A quel punto al rifugiato verrà assegnato uno Stato in cui potersi trasferire, senza la possibilità di scegliere, salvo per ricongiungimenti familiari. L’ardua sentenza della sopravvivenza del Trattato di Schengen verrà discussa a Bruxelles in primavera.