La pandemia ha evidenziato i limiti delle strutture sanitarie: la digitalizzazione è la strategia per migliorare l’esperienza del paziente, dall’onboarding fino alla conclusione del percorso di cura. Se in Europa la digital healthcare cresce del 17% fino a 47 mld di euro, l’Italia insegue: +8% per 3,3 mld. da un lato la sanità nazionale è frammentata, dall’altro i cittadini faticano ad affidarsi a strumenti digitali: 9 italiani su 10 non hanno mai utilizzato il fascicolo sanitario elettronico, e da questo punto di vista i fondi del PNRR per la sanità digitale (2,5 mld.) rappresentano una spinta al cambiamento.
Se la digitalizzazione ha trasformato lo scenario di settori produttivi come la finanza e la mobilità, non si può dire lo stesso per la sanità, negli ultimi decenni le strutture sanitarie si sono dotate di tecnologie digitali difformi tra loro e questo ha portato ad avere un approccio frammentario quando è stato necessario uniformare i sistemi per offrire servizi integrati ai cittadini. In tutto questo la pandemia ha avuto 2 effetti: se da un lato ha accelerato la trasformazione verso una sanità digitale e virtuale con l’adozione di nuovi modelli di assistenza domiciliare e di telemedicina, dall’altro ha messo in luce le difficoltà del sistema. Anche i numeri confermano le complessità, secondo la ricerca “Il mercato della sanità digitale 2018-2024” redatta da NetConsulting cube, il valore del settore arriva a 3,3 mld. nel 2021 con un +8% sul 2020 e una prospettiva di crescita che supera i 4 mld.nel 2024, mentre una ricerca della società internazionale Graphical Research mostra come il mercato europeo della sanità digitale abbia toccato i 47 mld. e si appresti a crescere del 17% fino al 2027 dove sfiorerà i 140 mld.
I dati italiani rappresentano una piccola parte della torta europea: solo il 7% nel 2021, un aiuto consistente arriverà dai fondi del PNRR secondo il Ministro per l’Innovazione Colao, sono in agenda investimenti per 2,5 mld. sulla sanità digitale di cui 1,3 per la creazione di una infrastruttura dati integrata e 1 mld. per l’erogazione di servizi sanitari digitali.
“Abbiamo un’opportunità per accelerare la trasformazione digitale del sistema sanitario italiano e farla evolvere, ma è necessario fare in fretta perché abbiamo molta strada da recuperare rispetto ad altre nazioni”, spiega Ghezzi, CEO della startup italiana Mia-Care dei servizi di digital health. Le difficoltà che sta affrontando la sanità si rispecchiano nella situazione del fascicolo sanitario elettronico istituito nel 2015: l’80% delle regioni hanno meno del 50% dei documenti indicizzati e il caricamento avviene con dati non strutturati e standard differenti impedendo l’interoperabilità tra sistemi sanitari regionali, se poi si analizzano i dati dal lato utente, secondo l’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano, solo il 12% delle persone ha utilizzato il fascicolo sanitario elettronico e il 62% non sa cosa sia. La stessa ricerca ha, però, messo in evidenza, la propensione di medici e pazienti all’utilizzo dei canali digitali della telemedicina: se, pre-pandemia la tele-visita era utilizzata dal 13% dei medici specialistici e dal 10% dei generici, durante la pandemia queste percentuali sono arrivate al 39% con un interesse ad utilizzare il servizio del 65%.
A questo ambito di intervento si devono aggiungere la ricerca di nuove modalità di interazione per la cura del paziente, il “remote care” e la necessità di evolvere la strumentazione tecnologica in dotazione al personale sanitario, un modello di sanità innovativa di “connected care”: un’assistenza sanitaria personalizzata, accessibile attraverso le tecnologie in grado di fornire una comunicazione in tempo reale tra paziente e un operatore sanitario. Una trasformazione attesa non solo dai cittadini, secondo una ricerca di Deloitte, il 92% dei sistemi sanitari confida che sarà possibile offrire un miglior patient journey, mentre per il 56% sarà possibile aumentare la qualità dell’assistenza e delle cure al paziente in un’ottica di una cultura sanitaria digitale a misura di paziente.