Il Sindaco: la situazione è migliorata. Dopo l’emergenza l’isola greca cerca di voltare pagina e punta a far tornare i turisti
Quasi d’obbligo – in tema di turismo – parlare di Grecia, dal momento che si tratta di una di quelle mete imperiture. Da vacanza quasi perfetta. Quella di cui parliamo, tuttavia, non è la Grecia di Santorini, o di Creta. Ma un’altra Grecia. Quella che troverete nelle guide turistiche un po’ alternative. Eppure altrettanto bella e suggestiva: l’isola di Samos. L’isola del vino (se ne produce di buonissimo) e di Pitagora (il filosofo e matematico che qui è nato nel 585 avanti Cristo).
Si potrebbe cominciare a raccontare la storia di Samos tornando un po’ indietro nel tempo. Più o meno a 10 milioni di anni fa, quando su quest’isola vivevano elefanti, iene, e giraffe dal collo corto. Insomma, tutta un’altra popolazione. Ma sarebbe un andare troppo indietro nel tempo. Oggi non ci sono più le giraffe dal collo corto, ma Samos rimane pur sempre una delle isole più verdi dell’Egeo. E sì, mar Egeo: perché quaggiù siamo ormai a due passi dall’Oriente… sempre in Grecia, per carità; che non si dica a un abitante dell’isola che si sente odor di Turchia, potrebbe aversela a male. Ma la Turchia è poco più là, a due passi: cioè, meno di due chilometri.
Samos è l’ottava isola più grande della Grecia. Per chi preferisce i numeri. Difficile trovare un motorino per le stradine della vecchia Samos. Ancora più difficile trovarci una macchina. Quando la Grecia smette di essere “turismo e mare, mare e turismo” ridiventa se stessa. Ridiventa cioè un briciolo di case abbarbicate su un monte e uomini abbarbicati alle loro antiche usanze. E alle loro vecchie musiche.
E se nella vecchia Samos (che i suoi abitanti preferiscono chiamare ancora Vathi) vien voglia di prendere un caffè, bisogna cercare il kafenion o kafenìon dipende da dove va messo l’accento giusto. E dopo aver ordinato il caffè, bisogna mettersi comodi e aspettare che venga fatto alla maniera antica, con quei pentolini un po’ rudimentali che si usavano in Italia decenni fa. Il kafenion o kafenìon è il vero cuore della comunità. Dove per la verità vanno solo gli uomini, secondo una qualche vecchia tradizione solo il genere maschile avrebbe diritto a una “sana” partita a carte, e a un caffè.
Nei mesi passati c’è stato un momento in cui sulle spiagge poco distanti dalla costa della Turchia arrivavano 100 migranti al giorno. «Noi abbiamo una cultura ospitale, abbiamo cercato di fare del nostro meglio per aiutare le persone in difficoltà – racconta Iorgos Perris, vicepresidente di Kokkàri, uno dei dieci “diamanti turistici” d’Europa secondo l’Associazione Best European Destinations – tutto il paese portava asciugamani, cucinava per loro o gli ha offerto riparo in casa propria. Ci siamo comportati come esseri umani di fronte ad altri esseri umani, anche perché c’erano molte famiglie con bambini, era impossibile non avere l’istinto di aiutare».
Dopo l’emergenza migranti vissuta nell’estate 2015, l’isola greca di Samos cerca, dunque, di voltare pagina e punta a far tornare i turisti. Il calo di presenze è innegabile: ”dai circa 135 mila visitatori dello scorso anno ai 120 mila del 2016”. Un calo del 16%, come ha ricordato il sindaco, Michalis Angelopoulos, intervenuto a Roma alla serata per la promozione dell’isola, organizzata dall’Ente del Turismo ellenico in Italia e ospitata nella residenza dell’ambasciatore in Italia, Themistoklis Demiris. Ottava isola della Grecia, situata a solo 1 km di distanza dalle coste turche, la patria di Pitagora e Epicuro, ”ospita al momento circa 2.500 migranti – tra hot spot, piccole abitazioni e tende – originari dalla Siria, Iraq, Pakistan, Marocco, Algeria”, ricorda Angelopoulos. Oggi le cose vanno nettamente meglio, conferma, dopo l’accordo tra Unione europea e Turchia gli sbarchi si sono quasi del tutto fermati. ”Dal 10 ottobre al 21 novembre sono giunti sull’isola 938 migranti. Negli ultimi mesi, spiega, ”l’isola ha compiuto molti sforzi per salvaguardare i suoi circa 7 mila abitanti e sostenere l’economia che per l’85% si basa sul turismo”, attratto dalle sue splendide spiagge, il sole, la gastronomia, i vini, la natura, ma soprattutto dai suoi 3 mila anni di storia – testimoniati dai suoi innumerevoli siti archeologici alcuni dei quali inseriti nella Lista del Patrimonio Unesco dal 1992. In questo anno e mezzo l’isola ha dato prova di sapere accogliere e convivere con la presenza di migranti e rifugiati.
”Per il momento – fa sapere il sindaco – non abbiamo registrato incidenti o episodi di razzismo tra residenti e migranti. Stiamo cercando di trovare un equilibrio tra queste realtà. E non penso ci sia alcun pericolo per turisti o per gli studenti dell’Università dell’Egeo – circa 2000 – che risiedono permanentemente sull’isola”. Certo è, aggiunge, che Samos non è in grado di supportare al meglio tutti questi migranti. ”Per questo abbiamo chiesto che le famiglie e i bambini che hanno bisogno di sostegno economico, psicologico, sanitario, vengano trasferiti ad Atene entro dicembre. In tutto circa 500 persone”. Quello che serve – fa notare – è ”uno status speciale che tuteli isole come Samos o la Sicilia. Insieme ai sindaci di Lampedusa, Calais e di molte località della Turchia stiamo collaborando e portando avanti le nostre istanze anche in Europa. Promuovere l’isola, che ha posto la sua candidatura a Capitale europea della Cultura per il 2021, ”è un dovere nazionale e morale”, ha voluto ricordare l’ambasciatore Demiris ”per tutto quello che ha fatto in termini di accoglienza Samos deve essere graziata e non punita”.