Parte da Trieste, capoluogo del Friuli Venezia Giulia, con la precisa ambizione di estendersi a tutta Italia e di arrivare fino a Bruxelles, un messaggio forte che punta a superare la pratica della contenzione nelle strutture sanitarie ed assistenziali, nel pieno rispetto dei diritti delle persone più fragili.
L’Amministrazione regionale, che già lo scorso anno aveva approvato una delibera con delle precise raccomandazioni per evitare questa procedura, ha infatti sottoscritto – insieme al Comune di Trieste, alla facoltà di medicina dell’Università, ai Nas dei Carabinieri – la “Carta di Trieste sulla Non contenzione”, un manifesto elaborato lo scorso marzo dall’Azienda sanitaria universitaria integrata insieme a Ordine dei medici, professionisti della salute, magistrati italiani e brasiliani, volontari di diverse associazioni e rappresentanti del Gruppo Trieste libera dalla contenzione.
La contenzione è un atto di natura eccezionale, applicato con l’utilizzo di dispositivi fisici, farmacologici o ambientali che limitano la libertà e la capacità di movimento o comportamenti della persona assistita, per controllarla o impedirle di recare danni a sé o ad altri. Una procedura che viene adottata quando tutte le altre misure alternative si siano dimostrate inefficaci.
Ma il Friuli Venezia Giulia ha voltato pagina, dando a ciascuna Azienda sanitaria l’indirizzo chiaro sulla non liceità della contenzione: in sostanza si vuol garantire alle persone più fragili accolte nelle strutture residenziali di ricevere cure e assistenza sempre nel rispetto della loro dignità. Per il Direttore generale dell’Azienda sanitaria universitaria integrata