Non raggiunge il quorum del 33,3%, necessario secondo il Campidoglio per la sua validità, il referendum per la messa a gara del dei trasporti pubblici di Roma. Alla consultazione promossa dai Radicali, che ha visto vincere largamente i sì (74-75%) partecipano ‘solo’ il 16,3% degli aventi diritto. “Atac resta dei cittadini. I romani vogliono resti pubblica”, esulta la sindaca Virginia Raggi parlando della municipalizzata che oggi gestisce i trasporti in house. Ma la questione è destinata a non finire qui: i Radicali, secondo cui il quorum non serve, annunciano un ricorso al Tar. In serata, a urne chiuse, Raggi promette via Twitter: “Ora impegno e sprint finale per rilanciarla con acquisto 600 nuovi bus, corsie preferenziali, più controlli, riammodernamento metro. Attenzione e rispetto per tutti i votanti”.
Complessivamente l’affluenza alle urne è di circa 386.900 cittadini su 2.363.989 iscritti al voto. Il municipio dove è più alta, al 25.25%, è il secondo di San Lorenzo-Parioli. Al polo opposto il sesto, quello più periferico di Tor Bella Monaca (appena il 9,3%). “Il mancato raggiungimento del quorum è una sconfitta per l’amministrazione della democrazia diretta, per una sindaca che ha fatto fatica a dire una parola sul referendum – attacca il parlamentare radicale Riccardo Magi -. Nelle condizioni date siamo soddisfatti di come i romani abbiano risposto”. Proprio i Radicali nel pomeriggio avevano lanciato l’allarme sul caos ai seggi: “Ci arrivano numerose segnalazioni di fatti gravissimi che stanno impedendo a molti cittadini di esercitare regolarmente il loro diritto di voto. In particolare, molti presidenti impediscono di votare a chi è sprovvisto di tessera elettorale, mentre il regolamento afferma con inequivocabile chiarezza che per accedere alle urne è sufficiente il documento di identità”.
Sul fronte del Campidoglio 5 Stelle (che sostiene il no al referendum) la sindaca Virginia Raggi è andata a votare nel pomeriggio, in mattinata si è recato alle urne anche il presidente della commissione Trasporti, il pentastellato Enrico Stefano che ha esortato su Fb: “Al di là di come la si pensi è importante esprimere la propria opinione nei momenti di confronto democratico”. Al voto anche Zingaretti, che non ha mai espresso però il suo orientamento, e Paolo Gentiloni. L’appuntamento ha diviso l’opinione pubblica cittadina: Pd, FI, industriali di Unindustria ad esempio si sono schierati per la liberalizzazione; M5S, Lega, LeU-SI e sindacati per il no.