Nuova grana in Campidoglio. Roma Metropolitane, la municipalizzata del Comune che realizza le opere di trasporto pubblico (metro, tram, filobus, funivie, ecc) è sull’orlo del baratro e rischia il fallimento. I circa 200 dipendenti, fra ingegneri e impiegati, sono in assemblea permanente da giorni perché questo mese rischiano di non percepire lo stipendio. La crisi è scoppiata giovedì scorso – come si apprende da Il fatto quotidiano, che sta conducendo una vera e propria inchiesta sull’intricata vicenda – quando la società Salini-Impregilo ha ottenuto dal giudice il blocco dei conti della municipalizzata che, da tempo in perdita costante, non ha mai approvato il bilancio 2015 e non ha proceduto alla ricapitalizzazione da 11 milioni di euro indispensabile per continuare a operare. L’eventuale fallimento dell’azienda, che ha contenziosi per 1 miliardo di euro, comporterebbe un effetto devastante sulle casse del Campidoglio. Il casus belli è stato il pignoramento dei conti della municipalizzata, in virtù di un credito vantato di “appena” 10 milioni di euro, relativo alla costruzione (ultimata nel 2015) della linea B1 del metrò. Questa decisione del tribunale è stata preceduta da un’aspra querelle all’interno dell’amministrazione capitolina fra l’assessore ai Trasporti, Linda Meleo, e quello alle Partecipate, Massimo Colomban, tanto da indurre il Sindaco a nominare un nuovo amministratore unico, Pasquale Cialdini, che avrebbe dovuto varare un piano complessivo di riordino delle società partecipate. Piano che tarda ad arrivare. Lo stesso Cialdini, a sua volta, si sarebbe poi “ammutinato” nei confronti della Giunta , minacciando di dimettersi e di portare i libri contabili in tribunale se entro la fine di febbraio non perverranno direttive chiare sul futuro della società. In altre parole, è il caos amministrativo e gestionale che rischia di riverberarsi pesantemente sull’intero bilancio di Roma Capitale, giacchè – come scrive Il Fatto quotidiano – “Roma Metropolitane funziona da “stazione appaltante” per le grandi opere; questo significa che la società si accolla per conto del Comune tutti i rapporti finanziari con le aziende private che svolgono materialmente i lavori legati ai trasporti della Capitale. Solo con il consorzio d’imprese che sta costruendo la metro C – Vianini Caltagirone, Ansaldo Sts, Astaldi, Ccc e Cmb – la municipalizzata… ha un debito certificato di quasi 200 milioni e un contenzioso aperto in tribunale civile per almeno altri 300 milioni. L’ex amministratore unico, Paolo Omodeo Salè, stimava in 1 miliardo di euro l’importo totale di questi contenziosi, che in caso di fallimento andrebbero a pesare tutti sul Campidoglio, mandandone in tilt i flussi di cassa”. I prossimi giorni ci diranno che piega prenderanno gli eventi e se Virginia Raggi riuscirà a gestire con successo la delicatissima situazione salvando la partecipata e gli stipendi dei dipendenti.