Uno dei passaggio del report elaborato dall’Anci regionale per accompagnare il dibattito sulla manovra 2018, nella quale saranno definiti anche gli stanziamenti per gli enti locali attraverso il Fondo unico, riporta quanto segue: “I Comuni sardi sono, fra tutti gli enti locali italiani, quelli maggiormente dipendenti dai trasferimenti erariali con un tasso di autonomia finanziaria pari al 40,70 per cento, a fronte di una media nazionale del 74,4 e che registra picchi dell’84,40″.
Gli enti locali sardi occupano infatti l’ultima posizione della classifica nazionale. In cima ci sono i Comuni della Toscana che risultano essere i meno dipendenti da Roma potendo contare sull’84,90% di risorse proprie. Seguono Lombardia, con l’84,40%, ed Emilia Romagna, all’83,90. Ancora: Veneto 83,70; Piemonte 82,80; Liguria 82,30; Marche 78,80; Lazio 77,80; Umbria 77,30; Abruzzo 72,80; Molise 71,40; Puglia 69,80; Campania 65,20; Trentino Alto Adige 65,10; Calabria 64,90; Sicilia 56,50; Basilicata 55,80; Valle d’Aosta 52,50; Friuli Venezia Giulia 50,10.
Sempre dai dati del report Anci emerge che i Comuni sardi hanno anche una seconda caratteristica finanziaria: “Tra gli enti locali italiani sono quelli che hanno il più basso tasso di autonomia tributaria“, ovvero “producono poca ricchezza tramite l’imposizione fiscale”. Stando ai dati dell’associazione regionale, “la Sardegna si attesta sul 27,5 per cento, a fronte di una media nazionale del 48,3 con picchi del 58,5″. Ciò significa che “Imu, Tasi, Tari, Tosap e addizionale Irpef sono per i Comuni sardi largamente insufficienti per l’erogazione dei servizi minimi essenziali”,
Dall’Anci chiariscono che, dal mix tra una bassa autonomia finanziaria e quella tributaria ridotta, si genera come effetto “un’elevata necessità, da parte degli enti locali isolani, di fare ricorso ad apporti economici esterni, erogati sia dallo Stato che dalla Regione”.