Raggiunto l’accordo sul Recovery Fund alle prime luci dell’alba, dopo una lunga ed estenuante trattativa. Lo ha comunicato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. A questo punto la domanda di tutti è: cosa prevede l’intesa, quali le misure, i vincoli e le condizioni? Proviamo a rispondere nel modo più semplice e chiaro possibile. Tutto ruota intorno a un piano da 750 miliardi di euro, che si articola in prestiti, pari a 360 mld, e sovvenzioni a fondo perduto, pari a 390 mld, da ripartire fra i singoli Stati membri. Definito anche il bilancio dell’Unione europea a 1.074 miliardi. Su questa partita i cd Paesi “Frugali” hanno segnato un punto, ottenendo l’aumento degli sconti sui rispettivi versamenti, noti come rebates. Quanto alla tempistica di erogazione dei contributi, si stima che i denari dovrebbero affluire probabilmente nel secondo trimestre del 2021, anche se potranno essere utilizzati retroattivamente per coprire spese sostenute dal febbraio 2020 in poi.
Condizione per ottenere le risorse? Ogni Paese dovrà presentare nel prossimo autunno il proprio Piano nazionale di riforme, che sarà sottoposto al vaglio della Commissione Ue. A sua volta, l’esecutivo comunitario dovrà decidere entro due mesi se dare o meno il via libera con votazione a maggioranza qualificata (55%). La procedura di erogazione potrebbe, però, incappare nel “Freno di emergenza”, proposto dai frugali, in base al quale lo Stato che nutrirà perplessità sull’effettiva attuazione delle riforme annunciate dagli altri Stati membri avrà la facoltà di sollevare la questione entro tre giorni, invocando l’intervento dello stesso Consiglio (o dell’Ecofin) per bloccare tutti i fondi. A decidere su tutte le questioni sarà sempre la Commissione di Bruxelles, mentre al Consiglio spetterà soltanto un ruolo “esaustivo”. Se questo è lo scenario complessivo, cosa accadrà concretamente all’Italia? Il nostro Paese acquisirà dal Recovery Fund, in base all’accordo, 208,8 miliardi così suddivisi:
-prestiti: €127,4 miliardi (rispetto ai 90,9 proposti dalla Commissione UE);
-trasferimenti: €81,4 miliardi (meno rispetto ai 90 iniziali).
Quanto al piano di riforme, su cui ci giocheremo la partita, sono giudicati prioritari dall’Unione europea gli interventi sui seguenti settori fondamentali:
*salute
*liquidità per imprese
*occupazione
*efficienza dei settori amministrativo/giudiziario
*crescita sostenibile
*transizione verde
*trasformazione digitale
La sfida è aperta, perchè di questo si tratta. Occorre vincerla superando con buon senso, serietà, onesta e professionalità le criticità che, via via, potrebbero presentarsi nel percorso attuativo. Se vorremo e sapremo fare le cose per bene, ne uscirà un Paese rinnovato e modernizzato.