L’Istat presenta la dodicesima edizione del Rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile (BES), che si concentra in particolare sugli andamenti più recenti e sulle tendenze del periodo 2014-2024, attraverso l’analisi di 152 indicatori ripartiti in 12 domini.
Nel breve periodo, il quadro appare variegato: su 137 indicatori confrontabili con l’anno precedente, poco più di un terzo migliora significativamente (34,3%), mentre il 26,3% peggiora. Si osserva un sensibile miglioramento nel dominio Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, ma al contempo si registra la maggiore quota di indicatori in peggioramento nei domini Sicurezza e Politica e istituzioni. L’analisi a lungo termine (2014-2024) è invece più positiva, con oltre la metà degli indicatori in miglioramento. In questo decennio, tutti gli indicatori di Sicurezza, e più di tre quarti di quelli relativi a Innovazione, ricerca e creatività, Politica e istituzioni e Benessere soggettivo, mostrano un trend positivo. Fanno eccezione le Relazioni sociali, che registrano la maggiore quota di indicatori in peggioramento.
La spaccatura territoriale tra Nord e Mezzogiorno
Il Rapporto BES conferma una marcata divisione territoriale: per tutte le regioni del Nord e del Centro (escluso il Lazio), il 60% o più degli indicatori regionali mostra livelli di benessere migliori della media Italia, con picchi superiori al 70% in Trentino-Alto Adige e Nord-Est. Al contrario, in tutte le regioni del Mezzogiorno, ad eccezione dell’Abruzzo, la maggioranza degli indicatori registra valori peggiori di quelli nazionali, in particolare in Campania e Puglia dove il divario supera sette indicatori su dieci. Questa netta divisione si riscontra in domini cruciali come Salute, Istruzione e formazione, Lavoro e conciliazione dei tempi di vita e Benessere economico. La configurazione territoriale è invece diversa per la Sicurezza, dove si trovano in netto svantaggio le regioni con i contesti metropolitani più grandi, come Lazio, Toscana e Lombardia.
I ritardi europei: lavoro e istruzione
Nel confronto con la media Ue27, l’Italia presenta significativi svantaggi in diverse aree. Il tasso di occupazione è fermo al 67,1%, ben 8,7 punti sotto la media europea. Il divario si fa ancora più ampio per le donne, dove il tasso scende al 57,4% (contro il 70,8% Ue27). Il paese è in ritardo anche per l’Istruzione e Formazione, con solo il 31,6% dei 25-34enni laureati (contro il 44,1% Ue27), e per gli investimenti in ricerca e sviluppo, pari all’1,37% del Pil (contro il 2,22% Ue27).
Anche nel Benessere economico, il rischio di povertà in Italia si attesta al 18,9%, superiore alla media Ue27 (16,2%). Di contro, l’Italia vanta risultati positivi in Salute e Sicurezza, con una speranza di vita di 84,1 anni (superiore di oltre 2 anni alla media europea) e un tasso di omicidi tra i più bassi d’Europa.
Le dinamiche demografiche e sociali
Nel 2024, la speranza di vita alla nascita raggiunge il nuovo massimo di 83,4 anni, ma la speranza di vita in buona salute scende a 58,1 anni, un calo sul quale pesa il peggioramento della percezione di buona salute, in particolare per le donne. Si registra un aumento della quota di persone con obesità (11,3%) e un lieve aumento dei fumatori.
Sul fronte del lavoro, il tasso di occupazione continua a crescere, pur con minore intensità (+0,8 punti percentuali), e scende il tasso di mancata partecipazione al mercato del lavoro. Molto positivi gli andamenti per i NEET (giovani che non studiano e non lavorano), scesi al 15,2%. Nel Benessere economico, sebbene l’indice di disuguaglianza del reddito netto migliori nel lungo periodo, l’incidenza della povertà assoluta peggiora costantemente dal 2014, attestandosi al 9,8% nel 2024, per effetto dell’inflazione che ha colpito duramente le famiglie meno abbienti. In netta controtendenza, la quota di persone che dichiara di arrivare a fine mese con grande difficoltà si è quasi dimezzata nell’ultimo decennio.
Infine, la fiducia verso il Parlamento italiano, i partiti politici e il sistema giudiziario continua a essere ben al di sotto della sufficienza, e la partecipazione elettorale per le Europee 2024 è scesa sotto la media Ue27.
Fonte: Istat