Pioveva ieri all’Avana quando Obama e la sua famiglia sono arrivati all’aeroporto con l’Air Force One. Il presidente degli Stati Uniti è stato accolto dal ministro degli Esteri Bruno Eduardo Rodriguez Parrilla. E subito dopo i saluti di rito ha scritto in un tweet: “Sono appena arrivato alla meta qui, non vedo l’ora di incontrare e sentire direttamente il popolo cubano”. “Un’opportunità storica d’impegnarsi con il popolo cubano. E’ meraviglioso essere a Cuba”.
Dopo aver fatto una passeggiata lungo la Vieya dell’Avana, Obama ha visitato Plaza de Armas e la Cattedrale di San Cristobal incontrando il Cardinale Ortega, un avvenimento reso possibile visto il ruolo centrale che la Chiesa sta interpretando nel riavvicinamento tra Cuba e gli Stati Uniti.
Oggi è prevista la visita al Museo Josè Martì Memorial, eroe dell’indipendenza. E sempre nel pomeriggio odierno il capo della Casa Bianca incontrerà gli imprenditori cubani per discutere di cooperazione e delle opportunità di sviluppo dell’Isola caraibica, di eventuali interventi economici con imprenditori e partnership locali per instaurare rapporti a lungo termine tra i due Paesi.
Durante il pomeriggio è infine in programma l’importante incontro bilaterale con Raul Castro, che si terrà presso il Palazzo della Rivoluzione e verrà trasmesso dalla televisione di Stato.
Domani, 22 marzo, ci sarà un incontro con i membri della società civile, inclusi attivisti dei diritti umani (uno dei momenti più delicati della visita del Capo della Casa Bianca a Cuba). E sempre domani, a conclusione della sua visita, Obama andrà ad assistere all’incontro organizzato appositamente, tra la squadra di baseball dell’Avana e i Tampa Bay Rays che sono in arrivo nell’Isola per rappresentare la MLB, la Lega professionistica di baseball americana. Un match dove a giocare a tutto campo è la diplomazia.
Questi tre giorni a Cuba da parte di Obama segnano una tappa decisiva del processo avviato a metà dicembre del 2014 tra il presidente degli Stati Uniti e Raul Castro, grazie alla mediazione determinante di Papa Bergoglio, dopo che Washington aveva rotto i rapporti diplomatici nel 1961, due anni a seguire dalla rivoluzione castrista che pose fine nel 1959 al regime di Fulgenzio Batista.