Il ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, ha firmato le linee guida per il contratto dei dirigenti di Stato. Nell’atto, con cui si avviano le negoziazioni dopo 8 anni di stop, si raccomanda di dare più peso alla retribuzione di risultato, quella legata al raggiungimento di target. L’idea è quella di applicare aumenti progressivi alla quota che premia il merito, che deve valere almeno il 30% della retribuzione.
Le linee guida ricordano altresì che – pur non essendoci nell’ordinamento italiano il diritto all’incarico – il dirigente pubblico a cui non è assegnato un ufficio deve comunque potere avere un compito. Serve una regolamentazione anche per chi si trova in quella zona grigia, che dovrebbe essere momentanea, di passaggio: obblighi ma anche tutele, visto che chi non ha un incarico è soggetto a una decurtazione della paga.
Dare più peso, dunque, alla retribuzione di risultato, quella legata al raggiungimento di target. Lo raccomandano, secondo quanto si apprende, le linee guida firmate dalla ministra della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, per il contratto dei dirigenti di Stato. La retribuzione complessiva salirà del 3,48% per tutti i 156 mila dirigenti pubblici, prevede inoltre l’atto di indirizzo. La percentuale è in linea con quanto stabilito in manovra. La direttiva, per quanto riguarda il capitolo costi, si rivolge direttamente al complesso della dirigenza. E lo scatto, stimato a regime (triennio 2016-2018), si applica sia alle voci fisse che a quelle variabili. Gli incrementi dovrebbero partire da 120 euro, facendo riferimento solo alla paga base. Cambia, inoltre, la conformazione della busta paga, con le parti fisse che vanno a finire nello stipendio tabellare. Uno spostamento che serve a semplificare la ‘torta’, facendo chiarezza sulla quota che spetta ‘sic et simpliciter’ e quella che invece attiene ai risultati raggiunti, alla performance. La modifica comporterà anche una revisione dei fondi (sarà stornata la parte ‘fissa’ che farà tutt’uno con lo stipendio ‘tabellare’).
La direttiva prevede ancora più trasparenza nelle selezioni e nel conferimento degli incarichi, ancora cercando di legare il tutto alla valutazione. Tra le novità c’è anche la semplificazione della mobilità, affinché la dirigenza non sia parcellizzata. E la formazione diventa un diritto-obbligo, sul modello di quello che accade per i professionisti iscritti agli albi: anche i vertici dello Stato dovranno raccogliere crediti per l’aggiornamento.