Il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando, ha partecipato alla Conferenza per lanciare la piattaforma europea per la lotta al fenomeno dei senza fissa dimora. L’incontro, che si è svolto a Lisbona il 21 giugno, è stato organizzato dalla presidenza portoghese del Consiglio Ue e dalla Commissione europea.
Nell’occasione, il titolare del Dicastero ha presentato le Linee guida del nuovo Piano Povertà per il 2021-2023 che è in fase di realizzazione con il contributo delle Regioni, dei Comuni e degli stakeholder. “Azioni con le quali puntiamo a favorire l’effettiva esigibilità dei diritti universali e l’accessibilità ai servizi da parte delle persone in condizioni di povertà o di grave marginalità, in particolare, alle persone senza dimora”, ha dichiarato il ministro Orlando a margine della Conferenza.
Nel dettaglio, il nuovo Piano Povertà del Governo tiene conto dell’integrazione tra risorse di diversa fonte come quelle del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, all’interno del quale sono previsti 450 milioni di euro dedicati ai progetti per i senza fissa dimora, con due interventi specifici: investimenti per l’housing temporaneo e per le stazioni di posta.
“Per quanto riguarda l’housing temporaneo – ha illustrato Orlando – i Comuni, singoli o in associazione, metteranno a disposizione appartamenti per singoli, piccoli gruppi o famiglie fino a 24 mesi e attiveranno progetti personalizzati per una singola persona o per una famiglia al fine di attuare programmi di sviluppo della crescita personale e aiutarli a raggiungere un maggiore grado di autonomia.
Le stazioni di posta, invece, sono centri che offriranno, oltre a un’accoglienza notturna limitata, ulteriori servizi, per esempio, servizi sanitari, ristorazione, orientamento al lavoro, distribuzione di beni alimentari”.
In conclusione del suo intervento, il ministro Orlando ha evidenziato l’elevato valore sociale dell’incontro e dei temi che erano in agenda: “È più difficile affrontare il tema di oggi piuttosto che altri – ha sottolineato – perché stiamo facendo parlare persone senza voce, che spesso non partecipano al voto e non costruiscono consenso e che però sono la spia della qualità della nostra democrazia e della nostra capacità di inclusione”.