Parte il 1° aprile il piano di Poste italiane che prevede in oltre 5.000 Comuni la consegna della corrispondenza 5 giorni lavorativi su 10. E sono proprio i Comuni a sottolineare con disappunto il fatto di non essere stati coinvolti nella pianificazione che interesserà il 25% della popolazione italiana.
La posizione di Poste italiane è stata molto rigida e niente affatto interlocutoria, tanto che la questione potrebbe ora giungere in Commissione europea per una valutazione relativa alla pesante deroga all’obbligo di servizio universale. Di fronte ai disagi che a partire dall’inizio di aprile interesseranno anche i centri urbani di medie dimensioni, sarebbe auspicabile che il piano di Poste fosse rivisto, affinché non vi siano Comuni svantaggiati dal servizio. A essere preoccupati per la riduzione dei giorni di consegna sono in particolare i municipi di montagna. “Bisogna guardare ai modelli dei grandi Paesi europei, dove i servizi sono stati resi innovativi grazie un serio programma legato allo sviluppo digitale – ha detto il presidente dell’Uncem, Enrico Borghi – ma serve prima di tutto concertazione e Poste non può tirarsi indietro”.