Come è noto, lo Stato fornisce un ristoro economico alle amministrazioni locali che inviano segnalazioni all’Agenzia delle Entrate su specifici casi di “fondato sospetto di evasione fiscale e contributiva” consumati da imprese e/o cittadini nel proprio territorio. Ristoro pari al 100% delle somme concretamente recuperate. Eppure, nonostante questa “generosa offerta” che potrebbe dare una boccata d’ossigeno ai bilanci, pochi Comuni si sono assunti onere di svolgere quest’azione antievasione: soltanto 391 sul totale di 7982., e anche con una distribuzione territoriale fortemente disomogenea. Nel Lazio, ad esempio, sono appena quattro i Comuni segnalanti, solo uno in Puglia (Ugento) e nessuno in Basilicata. Mentre la Regione di gran lunga più virtuosa da questo punto di vista è l’Emilia Romagna con 98 Comuni, seguita dalla Lombardia con 82. Da sole queste due regioni rappresentano il 46% dei “municipi segnalanti” e quindi rimborsati. Come a dire: purtroppo l’efficienza si concentra sempre nelle stesse aree
Un primato, quello dell’Emilia Romagna, che non rassicura Franco Zavatti, esponente della Cgil modenese e responsabile legalità per la Regione: “I dati confermano un calo preoccupante – ammette – Solo un paio di anni fa, in questa regione, furono 186 i Comuni segnalanti e ben 38 solo nel modenese. Lo scorso anno invece, ad esempio, la provincia di Modena, seppure ancora prima, è scesa a 16 Comuni su 48, poi Reggio Emilia con 15, Bologna con 13, Ravenna con 10…e le altre cinque province con meno di 10 enti locali segnalanti. Cioè, cresce l’evasione/irregolarità fiscale, ma sono in calo i Comuni che riescono/vogliono segnalare i sospetti truffatori. “Eppure – continua Zavatti – è una forte occasione per valorizzare concretamente l’azione civica ed etica del Comune per il rispetto dei suoi tanti cittadini onesti e l’isolamento dei truffatori infiltrati fra i propri abitanti e/o imprenditori”. Zavatti, tuttavia, non si limita a commentare i dati negativi, si sforza anche di proporre soluzioni per invertire la rotta. “Occorre lavorare concretamente, con accordi e protocolli d’intesa territoriali – spiega – e coinvolgendo le rappresentanze sindacali, sociali e imprenditoriali su alcuni punti decisivi, per spingere e sostenere i Comuni che ancora non fanno segnalazioni, o ne fanno pochissime, a mutare il proprio atteggiamento attrezzandosi meglio per svolgere questo importante compito”.