Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza approvato in Consiglio dei Ministri assegna alle regioni dell’Italia meridionale una quota imponente di fondi: circa 82 miliardi di euro. Si tratta del 40% di tutte le risorse territorializzate, cioè con una destinazione specifica sui territori. L’obiettivo esplicitato nel Piano è di “accompagnare una nuova stagione di convergenza tra Sud e Centro-Nord, per affrontare un nodo storico dello sviluppo del Paese”. Non si tratta di un tetto massimo, bensì del punto di partenza: se le regioni meridionali sapranno sfruttare questa opportunità, la quota del 40% potrà solo crescere. Le riforme per migliorare la pubblica amministrazione e accelerare gli investimenti, contenute nel Piano, hanno un impatto rilevante sul Sud e contribuiscono a una migliore efficacia nell’impiego di tutti i fondi, non solo quelli del PNRR assegnati su base competitiva (come il cosiddetto Superbonus edilizio) ma anche gli altri già previsti che arriveranno a partire da quest’anno e – in alcuni casi – fino al 2030.
Un’altra riforma molto attesa, rivolta a garantire alle popolazioni meridionali l’effettivo rispetto dei diritti di cittadinanza, riguarda la definizione del Livello essenziale delle prestazioni (LEP) per alcuni servizi alla persona, partendo dagli asili nido. Sono previsti inoltre un piano d’azione contro il lavoro sommerso e investimenti per la valorizzazione dei beni confiscati alla mafia, così da potenziare l’edilizia residenziale pubblica, rigenerare le aree urbane, migliorare i servizi socio-culturali e quelli di prossimità. Nello specifico, ecco gli obiettivi fondamentali contenuti nelle singole missioni che si realizzeranno nel Mezzogiorno.
Missione 1: incidere sulla produttività delle PMI e migliorare la connettività nelle zone rurali e nelle aree interne.
Missione 2: migliorare la gestione dei rifiuti e ridurre l’elevato livello di dispersione delle risorse idriche.
Missione 3: rafforzare le infrastrutture, a partire dall’alta velocità ferroviaria (in riferimento soprattutto alle tratte Salerno-Reggio Calabria, Napoli-Bari, Palermo-Catania-Messina e Taranto-Potenza Battipaglia) e l’intermodalità e la logistica integrata.
Missione 4: migliorare la presenza di asili nido e scuole per l’infanzia, potenziare e ammodernare l’edilizia scolastica, contrastare l’abbandono scolastico e la povertà educativa, creare nuovi centri di eccellenza della ricerca attraverso la nascita di ecosistemi dell’innovazione.
Missione 5: consolidare i servizi essenziali (a partire da quelli socio-sanitari) e abbattere il divario di connettività e digitalizzazione nelle aree marginali, riformare e potenziare le infrastrutture delle ZES.
Missione 6: superare i divari tra i diversi sistemi sanitari regionali, attraverso la riorganizzazione delle politiche della salute e investimenti basati sui fabbisogni assistenziali.
Fonte: Ministero per il Sud e la Coesione territoriale