Gli acquedotti rimangono in larga parte della Penisola colabrodo, tuttavia è evidente l’inversione di tendenza: i servizi idrici migliorano, soprattutto al Nord, grazie all’aumento degli investimenti nel settore.E’ il quadro complessivo che emerge dal nuovo Blue Book – la monografia completa dei dati del Servizio idrico integrato – promosso da Utilitalia, realizzato dalla Fondazione Utilitatis con la collaborazione di ISTAT, presentato a Roma.
Gli investimenti realizzati hanno registrato una crescita costante, arrivando a 38,7 euro ad abitante nel 2017, con un aumento del 24% negli ultimi 7 anni. L’incremento è dovuto alla stabilità della disciplina tariffaria – che ha consolidato la fiducia del sistema finanziario nei confronti del settore – e all’introduzione della disciplina sulla qualità tecnica (un sistema incentivante che prevede la verifica biennale dell’efficacia degli investimenti).
Il report chiarisce, inoltre, che nel 2018 in Italia per la fornitura di acqua nell’abitazione ogni famiglia ha speso in media 14,65 euro, il 3,4% del totale. I livelli medi di spesa più elevati si registrano nel Mezzogiorno (16,87 euro) e nel Centro (16,43); valori inferiori alla media si riscontrano invece nel Nord (12,41). Gli interventi – segnalano i ricercatori – sono sempre più correlati dall’esigenza di far fronte ai cambiamenti climatici e agli eventi naturali estremi: i fondi pubblici stanziati dal Parlamento negli ultimi anni superano i 2 miliardi di euro, per invasi e acquedotti. “Tuttavia, restano aree del Paese in forte ritardo – commenta il presidente di Utilitalia, Giovanni Valotti – soprattutto nel Mezzogiorno, dove sono ancora numerose le gestioni comunali ‘in economia’: ciò si traduce in livelli di servizio e d’investimento non adeguati, creando iniquità fra diverse parti del Paese. Serve un grande piano per il Sud che punti a far decollare l’infrastrutturazione”.