L’aggressione subita ieri da Osvaldo Napoli davanti a Palazzo Montecitorio non deve lasciare spazio né a indulgenze politiche, né a giustificazioni pseudo-culturali. Si tratta di una forma di squadrismo 2.0, che mira a eccitare la pubblica opinione aggredendo uomini e simboli della Repubblica. Fascistoidi manifestazioni di questo genere sono da condannare con forza e chiarezza, senza mezze misure. L’antiparlamentarismo è una delle tradizionali e ricorrenti espressioni dell’universo reazionario del nostro Paese. Storicamente, dopo la Grande Guerra, l’avvento della dittatura ha avuto come incunabolo la contestazione della democrazia rappresentativa e l’odio verso il mondo politico. Anche oggi, da più parti, si soffia irresponsabilmente sul fuoco della polemica contro la casta e le sue articolazioni in ambito istituzionale. Si arriva al punto, perciò, di assediare i palazzi del potere – non importa se questo potere appartiene alla dimensione propria della democrazia – con la volontà di distruggere l’immagine della politica. Non sono pagliacciate, ma pericolose azioni di un anarchismo di destra, verniciato a nuovo, che interpreta la violenza come arma di mobilitazione sociale e veicolo di ribellione in nome della “liberazione” del popolo.
Napoli, per altro, non è più parlamentare. Oggi siede tra i banchi dell’opposizione in Consiglio comunale a Torino. La sua fede democratica è fuori discussione, come pure la sua onestà di condotta in ogni sede pubblica. A Roma, ovvero nel luogo ove si concentra il potere politico, conserva la carica di presidente di Ancitel (proprietaria di questo giornale online). Dunque, sull’onda di confuse recriminazioni antipolitiche, un uomo delle autonomie è vilipeso in maniera stravagante ed oscena da un gruppetto di facinorosi. È chiaro che essi non rappresentano nessuno, se non le loro fantasie di piccoli Robespierre villani. Ed è altrettanto chiaro che la nostra solidarietà, umana e politica, vada sinceramente alla persona di Osvaldo Napoli.