Sono stati sottoscritti il 13 gennaio presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali i protocolli d’intesa tra il sottosegretario Luigi Bobba e gli assessori regionali alla Formazione, per avviare la sperimentazione del Sistema duale (alternanza scuola – lavoro) come misura volta a promuovere la formazione dei giovani e a favorire la transizione dal mondo della scuola a quello dell’impiego. Per il nuovo programma duale 2015/2016 sono stati stanziati 87 milioni di euro, in aggiunta ai 189 milioni già previsti per l’istruzione e la formazione professionale, ripartiti tra le Regioni e le Province Autonome, sulla base degli iscritti ai percorsi di formazione professionale e al numero complessivo di studenti qualificati e diplomati. Viene chiamata formazione duale e nei Paesi del nord Europa, Germania in testa, è un’esperienza avviata da anni con ottimi riscontri. Formazione professionale alternata tra scuola e lavoro, che vede gli istituti professionali e i datori di lavoro fianco a fianco nel processo di formazione. “Mediante l’apprendistato formativo e ‘l’alternanza rafforzata’ – ha detto Bobba – si potranno conseguire gli stessi titoli di studio acquisibili nei percorsi ordinari a tempo pieno: qualifica e diplomi professionali, diploma di istruzione secondaria superiore, titoli di laurea triennale o magistrale, master e dottorato”.
Rilevanti sono le novità introdotte, che guardano al rilancio del sistema di formazione e istruzione professionale in Italia attraverso il considerevole aumento delle ore in azienda. Va inoltre ricordato che le imprese che assumeranno in apprendistato formativo e quelle che ospiteranno studenti in alternanza rafforzata, beneficeranno di minori costi per l’apprendista e d’incentivi per abbattere le spese derivanti dall’impiego di tutor aziendali.
“Ma non solo – ha detto ancora il sottosegretario Bobba -. La nuova normativa prevede, altresì per l’apprendistato formativo un azzeramento della retribuzione per la formazione in aula, una diminuzione della remunerazione degli apprendisti al 10% (della retribuzione) per la formazione svolta in azienda, l’abolizione del contributo previsto a carico dei datori di lavoro in caso di licenziamento dell’apprendista, lo sgravio dal pagamento dei contributi per l’Aspi rivolto alle imprese artigiane, la cancellazione della contribuzione dello 0.30% per la formazione continua e, infine, viene dimezzata l’aliquota di contribuzione del 10%, portandola al 5% per le imprese con più di nove dipendenti”. Con la disoccupazione giovanile che nel nostro Paese tocca il 40% (dati Istat 2014), l’antica diatriba sulla distanza tra formazione e impresa può oggi cominciare a trovare risposte e punti di convergenza.